Già solo a sentir parlare di Homeschooling (emblematico sia un termine inglese che nemmeno si traduce in italiano), scuole parentali o asilo nel bosco, si scatenano reazioni accese, quasi come per alimentazione e vaccini.
Ciao Mariangela: parlami brevemente del tuo percorso di studi, di mamma (quanti bimbi hai? di che età? ecc.) e dei motivi per cui hai scelto e consigli l’homeschooling.
Innanzitutto ti ringrazio di avermi scelto per raccontare un’esperienza, quella dell’homeschooling, che ho vissuto in prima persona e che ho intenzione di scegliere per il futuro dei miei figli. Dico per il futuro, poiché i miei bimbi per ora non sono ancora in età scolare: Salvatore, 2 anni il 27 settembre, e Maria, meno di un mese -nata il 3 settembre di quest’anno. Tuttavia la decisione di scegliere per loro questo percorso di studi è già stata presa da me e mio marito ancora prima che i nostri figli venissero al mondo.
Nel mio percorso di studi ho avuto modo di vivere l’homeschooling per il periodo della scuola media: mio padre, stanco e insoddisfatto dell’esperienza di mio fratello e della mia alla scuola elementare, ha voluto provare con me l’istruzione parentale: devo dire che è stata un’occasione formativa positivissima e purtroppo troppo breve. Dopo questi tre anni, mi sono infatti iscritta al Liceo Classico e successivamente ho scelto come percorso di studi quello del Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria; precisamente sono laureata nell’Indirizzo Scuola dell’Infanzia e, dunque, sono abilitata all’insegnamento come maestra dei bambini dai 3 ai 5 anni. Troverai assurdo il fatto che un’insegnante scelga per i suoi figli l’homeschooling, ma invece ti assicuro che è proprio questa formazione professionale che mi ha fatto maturare ancora di più la decisione di evitare di inserire i miei figli all’interno del sistema scolastico classico.
Quali sono i pro? E gli eventuali contro?
Alcuni dei pro di questa pratica educativa sono:
- Personalizzazione delle attività scolastiche, le quali tengono conto delle attitudini, dei tempi e dei modi di apprendimento di ognuno dei propri figli. La madre e il padre (o un’educatore scelto dalla famiglia, nel caso si opta per una rete di famiglie) può conoscere al meglio ogni suo piccolo alunno e lasciare che apprenda scandendo da solo le attività in base ai propri tempi e le proprie modalità, senza l’ingerenza e la pressione dei programmi da terminare entro un tot di tempo, senza l’ansia da prestazione e quant’altro.
- Possibilità di scegliere la metodologia e la didattica più idonea per i propri figli, cosa che non è possibile fare a scuola. All’interno di una classe bisogna trovare un’unica metodologia e imporla a tutti, ma questo non significa che essa sia adatta ad ognuno.
- Possibilità di educare i propri figli in base ai propri ideali: da cattolica ritengo fondamentale l’unione tra educazione e religione. Ritengo importante inserire in ogni contesto questo legame inscindibile e, ovviamente, questo non viene fatto nelle scuole pubbliche e, purtroppo, ai giorni d’oggi, nemmeno nelle scuole private di stampo religioso.
Alcuni contro possono essere:
- Particolare avversione del figlio per tale pratica (anche se è una cosa che succede raramente), la quale può portare a conflitti interni nella famiglia: in tal evenienza sarà il caso di optare per una rete di famiglie o per una scuola “alternativa”, la quale, come modi, tempi e modalità di apprendimento, si avvicini il più possibile al modello di scuola tradizionale, pur non perdendo le peculiarità dell’homeschooling.
- Difficoltà da parte dei genitori di gestire la vita quotidiana: questo problema è reale ed è la cosa che più preoccupa chi si avvicina a tale pratica. Tuttavia è un “contro” relativo, in quanto tipico solo della prima fase di assestamento: una volta in carreggiata basteranno poche ore al giorno di insegnamento “al tavolo” per fare tutto ciò che a scuola si fa in intere mattinate e tante cose verranno trasmesse nella vita quotidiana, senza momenti di insegnamento diretto faccia a faccia.
Come reagiscono le persone quando vengono a sapere che educhi i bimbi in casa?
Pensano sei un pazzo. Lo pensano, ovviamente, senza neanche conoscere la realtà dell’homeschooling, senza informarsi, senza sapere che è una forma scolastica prevista per legge, molto utilizzata in altri paesi europei ed extraeuropei.
Pensano che sicuramente tu sarai un padre e una madre esaurita perché hai deciso di vivere 24 ore al giorno con i tuoi figli; pensano che tu cresca dei figli “mammoni” e tu sia una mamma chioccia che non vuole staccare il cordone ombelicale.
Insomma, pensano sia assolutamente una scelta sbagliata e insensata. Tutto questo senza informarsi, naturalmente.
A cosa è dovuta, secondo te, la bassa percentuale di homeschooling in Italia?
Innanzitutto all’ignoranza in merito a questo stile educativo e di istruzione: l’idea comune è, infatti, che in Italia ci sia l’obbligo di frequenza alla scuola e solo una percentuale molto bassa di genitori sanno che, in realtà, c’è solo l’obbligo di istruzione (non importa il modo con cui viene impartita).
In secondo luogo perché l’italiano medio è molto routinario: il nonno ha fatto così, il padre pure e anche lui farà così con i propri figli, senza porsi nessun tipo di problema; magari si lamenterà tutta la vita della scuola, dell’insegnante tizio, del professore caio, ma continuerà a frequentare le istituzioni scolastiche senza pensare che ci possa essere un’altra soluzione.
In terzo luogo, al fatto che è più comodo lasciare i figli cinque ore (quando va bene) in una scuola: è più semplice delegare l’educazione dei propri figli ad altri, è più facile lamentarsi che nella scuola questo o quell’altro non va bene, che quella maestra non è brava o che quell’altra non insegna correttamente, piuttosto che tirarsi su le maniche, studiare e prendere in mano in prima persona l’educazione dei propri figli.
Hai avuto bisogno di informarti su materiale o realtà in altre lingue?
Per ora no, ma non escludo di doverlo fare, dal momento che questo modello di istruzione è molto sviluppato e conosciuto in America e che, quindi, ci possano essere materiali interessanti in lingua inglese.
Come in tutte le scelte fuori dagli schemi, ci saranno senz’altro giudizi forti. Quali consideri pregiudizi infondati sull’homeshooling?
Sono molti i pregiudizi infondati nei confronti degli homeschooler, in quanto questi vengono visti come degli alieni. Il pregiudizio principale è quello di pensare a loro come a dei mammoni e ai loro genitori come a delle persone incapaci di recidere il cordone ombelicale. Ma non c’è niente di più sbagliato, in quanto un genitore che sceglie di attuare la scuola paterna, non rende prigionieri i propri figli, anzi li rende liberi: liberi di scegliere i propri modi e tempi di apprendimento, liberi di dare espressione alle proprie predisposizioni, le quali hanno ben poco spazio nel sistema scolastico tradizionale.
Come pensi sia più opportuno agire sul fronte “socializzazione”?
Innanzitutto, trovo estremamente riduttivo pensare che l’unica socializzazione possibile per un bambino sia quella all’interno delle mura scolastiche e che al di fuori di queste vi sia solo la possibilità di una formazione asociale dell’individuo.
Sul fronte della socializzazione, penso non ci siano da fare grandi programmi in merito: basta lasciare che i figli vivano questo mondo e possano rapportarsi con il vicino di casa, col fruttivendolo, con la vecchina che abita nel palazzo di fronte e con il bambino ai giardinetti. Lasciare semplicemente che il bambino viva socialmente nel modo più naturale possibile.
Per assurdo, trovo restrittivo che un bambino, per essere educato alla socialità debba essere rinchiuso dentro quattro mura, a doversi rapportare sempre con la stessa ventina di persone, sempre e solo con bambini della sua stessa età. La socializzazione dell’homeschooler è a rete e non si limita a venti coetanei, ma trae profitto da ogni relazione interpersonale.
Credi che qualunque genitore sia in grado di fare homeschooling da solo? Oppure meglio una rete di diverse famiglie?
Penso che molti genitori possano fare homeschooling da soli. Per lo meno tutta quella fascia di genitori con una buona istruzione superiore o un diploma di laurea generico. Certo, nessun si inventa insegnante e ognuno, nel momento in qui prende la decisione di attuare tale tipo di istruzione, deve tirarsi su di maniche e studiare: informarsi sulle metodologie e sulla didattica, raccogliere materiali, confrontarsi con altri homeschoolers. Un buon percorso di studi del genitore, non permette sempre di avere tutte le conoscenze e le capacità per avviare la pratica della scuola parentale, ma darà sicuramente la competenza per poter studiare e informarsi in merito.
Comunque, per chi non se la devesse sentire, c’è sempre la possibilità di creare una rete di genitori con gli stessi ideali o affidare i propri figli ad un educatore scelto, con il quale si condivideranno le pratiche educative e si collaborerà giornalmente in stretta connessione.
Non c’è una pratica migliore dell’altra: c’è un modo più adatto per ogni famiglia, per ogni bambino e per ogni situazione. Ognuno deve semplicemente informarsi e trovare il proprio equilibrio.
Come si aggira o valorizza la sovrapposizione del ruolo genitore/insegnante?
In realtà non esiste risposta a questa domanda in quanto v’è nulla da aggirare o valorizzare: nell’homeschooling questa “contrapposizione” non c’è. Il genitore resta genitore e non pretende di avere il ruolo di docente, ma rimane un padre e una madre che educa e trasmette al proprio figlio tutto ciò che sa. Così come gli insegna a camminare, a parlare e a colorare, nell’homeschooling continua a farlo anche nell’età scolare trasmettendo tutto ciò che conosce e tutto ciò che il bambino desidera sapere. Continuerà quindi con l’insegnargli a scrivere e far di conto, con la stessa naturalezza e spontaneità con cui gli ha mostrato come tenere la forchetta in mano.
Nemmeno la “troppa” confidenza tra genitori e figli risulta essere un problema nell’educazione parentale, anzi: il padre e la madre aumenteranno, nei loro confronti, di autorevolezza, in quanto questi ultimi vedranno in loro i detentori del sapere, la loro guida, il loro aiuto in ogni momento. Sapranno che in loro potranno contare in ogni occasione, con loro potranno scoprire ogni cosa e sedare ogni curiosità.
Che consiglio daresti a chi ha una curiosità o un interesse ad avvicinarsi all’homeschooling?
Il consiglio principale che darei è di non fermarsi ai pregiudizi che riguardano tale pratica, al primo impatto che una scelta del genere – non facile perché controcorrente – può dare, ma di interrogarsi sul motivo per cui si potrebbe sceglierla o preferirla all’istituzione scolastica classica. Quindi cercare di ottenere supporti e consigli, confrontandosi con quelle famiglie che praticano o hanno praticato positivamente questo modello educativo. Si posso trovare anche in rete alcuni siti e blog, aperti proprio dalle suddette famiglie.
Un altro consiglio è quello di non scoraggiarsi subito, anche se in un primo momento può sembrare una cosa troppo grande e pesante per noi: si può trovare una soluzione a tutto, ad esempio unendosi più famiglie o trovando supporti in educatori fidati.
Un grazie di cuore: questa mamma ha trovato il tempo per l’intervista, nonostante la sua piccola abbia meno di un mese di vita, le super mamme esistono! E grazie a mamma Elena per le foto “sul campo”.
11 Comments
Oggi ci sembra una scelta strana ma in effetti tempo fa era anche la prassi quella di educare i figli a casa… È una scelta importante e ammiro chi si sente di portarla avanti. Io sarei di base a favore dell’Istituto scuola con tutto i suoi pregi e difetti ma mi piace approfondire il discorso, il pensiero che sta dietro che mostra come alcune nostre certezze/paradigmi siano solo dovute alla consuetudine..
La penso come te 🙂 e mi piace contribuire ad approfondire tematiche ancora poco trattate come questa ma che sono di grande interesse per le nostre famiglie! E sì. a volte abbiamo pregiudizi dovuti al “perchè tutti fanno così”. E non c’è niente di male, eh, ma finchè non sfocia in superficialità o peggio come racconta questa mamma, giudizi così tranchant senza nemmeno premurarsi di studiare il discorso!
Molto interessante questo articolo. Grazie!
di nulla, sono contenta di offrire a chi mi legge degli spunti di riflessione. E’ un po’ quello che farei con delle amiche in carne ed ossa: mi piace scherzarci e divertirsi con argomenti leggeri e poi discutere anche di quelli più impegnativi 🙂
Un post davvero interessante!
Anche io da educatrice e oggi da mamma mi interrogo spesso sul mondo della scuola che tuttavia tendo a difendere come luogo in cui il bambino si apre al mondo con tutte l’esperienze annesse.
Quello che mi spaventa dell’homeschooling è proprio l’assenza di questa apertura.
se leggi le risposte della mamma, diciamo che è un’apertura diversa, dal punto di vista di chi lo pratica, paradossalmente (per noi abituati a pensare la scuola in modo tradizionale) è un’apertura totale, nel rispetto delle iniziative del bambino, mentre il tenerli in classi effettivamente decise da adulti lo considerano restrittivo. Io lo trovo uno spunto interessante e ammetto che anche io mi ponevo la questione “socializzazione” forse in maniera preconcetta.
Notevole. Grazie per le tue ricerche e questa intervista. Devo pensarci un po’ su… sai che non riesco a dire la mia su una cosa così particolare e nuova su due piedi? (che poi nuova non è). Ma quale genitore si prenderebbe la briga di insegnare ai figli? Già è difficile trovare mamme a tempo pieno (tu e io e… basta?) 😉
ahahah infatti Maddalena! comunque in questo mese dedicato alla scuola ho pensato di esplorare un po’ le realtà che non conosciamo sul tema (vedi anche il post sul cambiare i bambini o meno a scuola). Trovo molto interessante confrontarsi su aspetti meno noti. Almeno, io trovo sia bello avere la possibilità di uno spunto del genere 🙂 anche io non me la sentirei da sola ad esempio, mentre l’idea della scuola trentina personalmente mi piace molto! In ogni caso è sbagliato ragionare ancora con categorie “clichè”, oggi essere genitore si declina in tantissimi modi davvero diversi tra loro.
Ciao, anche in Australia l’homeschooling è diffuso. Personalmente conosco delle mamme che coraggiosamente hanno optato per questa scelta ed ho compreso che le motivazioni sono diverse da mamma a mamma. Devo dirti che i loro bambini sono molto socievoli. Per quanto riguarda la preparazione scolastica il dipartimento dell’educazione richiede agli studenti che aderiscono all’ homeschooling, una serie di “assessment”, test per valutarne la preparazione ed il livello di competenze raggiunto. Concordo con te sul fatto di non partire da un preconcetto ma anzi è interessante approfondire questo tema. Le motivazioni che spingono i genitori a fare tale scelta sono molto varie e tutte degne di rispetto e considerazione. Grazie per questo spunto di riflessione ed approfondimento. Un abbraccio Elisa
Ciao Elisa grazie per averci descritto come funziona in Australia! Non lo sapevo ma essendo un Paese anglosassone era abbastanza logico che potesse seguire quel modello in effetti. Sarebbe davvero interessante chiedere alle mamme expat come funziona da loro!
Ciao, c’è qualcuno che fa scuola parentale a Trento?Sarebbe bello conoscersi e confrontarsi