Dicesi anche il paradigma del Serpente che si Morde la Coda e il Manifesto dell’Italiano che si cura l’orticello suo.
Proprio quest’oggi mi sono imbattuta, e soffermata, su una discussione in merito all’annosa diatriba dei bimbi ammalati, “parcheggiati” lo stesso, che funesta spesso questo periodo pre natalizio, negli asili e nelle scuole. Che infervora le opposte fazioni:
- da una parte, le mamme possibiliste (se dicessero apertamente che sono d’accordo, verrebbero linciate sulla pubblica piazza). La loro argomentazione è la seguente: “ci sono mamme che non hanno nessuno a cui lasciare i figli e non possono assentarsi dal lavoro”.
- Dall’altro lato del ring, le mamme “senso civico”, secondo cui chiaramente la comunità tutta subisce il contraccolpo di una scelta individuale irresponsabile.
A scanso di equivoci, ve lo dico subito: su questioni simili, io sono talebana. Non credo nemmeno un po’ che esistano tutti questi “casi pietosi” e donne schiavizzate. Né che coincidano con le madri dei bambini ammalati suddetti. Magari sono sfortunata io, ma per la mia esperienza, solitamente chi più si lamenta, di solito non è per niente quello con meno problemi. Ognuna di noi ha mille casini vari, ma non esiste farli gravare a livelli così fuori controllo sugli altri: che siano i bambini propri o altrui.
Penso ci sia sempre, sempre, un’alternativa al portare all’asilo un bambino col virus gastrointestinale o con la febbre. Per me è, sì, una grave mancanza di rispetto alla collettività, ma in primis verso il proprio figlio. Come si fa a lasciarlo sapendo che non sta bene? Mi sembra una leggerezza molto grave, non dico quanto lasciare un bambino incustodito in macchina per prendere le sigarette, ma quasi.
Poi mi interrogo anche, con amarezza, su quanto siamo finite in basso: dal “diritto” al lavoro alla schiavitù. Perché non poter stare a casa a curare il proprio bambino, beh lasciatemi dire, è quello, non ha nessun altro nome. E se è vero che esistono persone spesso disumane in ruoli di responsabilità, è anche vero che siamo noi per prime ad aver perso un pezzetto della nostra umanità. Per colpa della vita, del cinismo intorno. Non so, fatto sta che ripenso a quando io ero ammalata da bambina: volevo solo rintanarmi nelle coperte e -se non era il malefico virus che prende allo stomaco- avere la mamma che mi preparava il comfort food (nel mio caso erano riso e patate oppure i quadrucci coi piselli). Ripenso anche a quante volte a mia mamma, in quanto “donna sola” doppiamente (alla faccia delle discriminazioni che si millantano ci fossero un tempo), veniva chiuso un occhio in ufficio per causa nostra. Certi giorni, a lavoro, c’erano stanze in cui le pratiche venivano disbrigate da piccole manine curiose, che si intrattenevano disegnando sulle risme per fotocopie. Che si sentivano, nonostante tutto, quasi al luna park perché facevano un salto allo “spaccio” (così era detto il piccolo mini market interno) e la signora alla cassa, con la voce roca da fumo, regalava un chupa chup o una caramella gommosa, insieme al sorriso.
Dove, quando, esattamente, è stato inghiottito di colpo tutto questo? Perché se prima le leggi erano poco liberali, almeno suppliva un certo buon senso comune. Adesso no, c’è da un lato un lassismo spaventoso, e dall’altro un “rigore” ottuso e cieco, una sorta di “giustizionalismo” feroce, del lavoro, in cui se hai “debolezze” (così sono catalogati gli affetti familiari o le questioni personali), meriti di essere lanciato, almeno metaforicamente, dal monte Taigeto e crocifisso in sala mensa.
Eppure, nonostante questo, continuo a pensare che se si sceglie di avere dei figli, non possono, non devono pagare un prezzo così alto. Non dico che si debba stare a casa per forza, ma nemmeno è possibile che questi piccoli crescano senza la lentezza e il rispetto che merita l’infanzia. Perdonatemi lo sfogo e i toni, forti e polemici per i miei standard: è l’amarezza del constatare e toccare con mano il degrado sociale che appare inarrestabile. Se non ci sono i nonni, ci dev’essere da qualche parte una vicina. E se non c’è…beh davvero, quelli ammalati non sono i bambini, siamo noi adulti. Ma non è un raffreddorino o la varicella. No, qui è proprio uno stadio terminale: siamo di fronte ad uno dei tanti, troppi segnali del suicidio della nostra generazione.
Questo post partecipa al tema mensile di #stormoms che per novembre è #tienimivicinomamma
35 Comments
Beata te che forse fai un lavoro dove puoi stare a casa o hai qualcuno che te li tiene
Ci sono xsone che non possono assolutamente lasciarli a casa x ogni cavolata … Certo se ha la diarrea o la febbre no
Ma tante volte noi mamme che manteniamo la famiglia economicamente (e già così non si arriva a metà mese) veniamo criticate anche x i raffreddori
Quei stessi raffreddori che hanno fatto prendere il sinciziale a mio figlio (nato prematuro) appena iniziato l’asilo causa di una broncopolmonite con 40 di febbre x 2 settimane e 7 ricadute nei 3 mesi successivi! Che mi hanno fatto stare trp spesso a casa o pagao trp baby sitter e le conseguenze di quei soldi e di quelle assenze le pago tutt’ora
Non facciamo di tutta l’erba un fascio e non giudichiamo senza conoscere le situazioni
Prima di tutto, intendevo proprio febbre diarrea e vomito, lo avevo premesso. Secondo: ho giudicato la situazione, non ho dato dei mostri a nessuno. Posso avere il diritto di considerarla una pratica riprovevole?
Ti posso assicurare che se dovessi stare a casa tutte le volte che mia figlia non sta bene a quest’ora un lavoro non lo avrei più. Sono senza nonni e aiuti vari e quando mia figlia sta male devo affidarla ad una signora che mi costa un occhio della testa. Detto questo io all’asilo se sta male non la mando ma posso assicurarti che da un punto di vista del mondo del lavoro non abbiamo raggiunto nessun traguardo e da mamme non abbiamo diritti. Per cui confermo che esistono casi che devono decidere se lasciare il figlio all’asilo con la febbre o perdere il lavoro. Così come tante mamme che invece lo fanno senza avere la necessità. Le prime non le condannerei così aspramente, non le giudicherei perché le situazioni familiari sono diverse e non sempre facili.
non condanno nessuna, anzi mi pare di aver sottolineato come sia un problema indotto dalla situazione generale, prima che da persone specifiche. Però ripeto, è qualcosa di terribile e non mi risultano proteste di piazza o comunque sensibilità a tematiche così “nascoste” come il benessere dei nostri bambini…ho solo espresso la mia amarezza, con veemenza forse, ma senza entrare nel merito personale, ovvio.
ohhh finalmente qualcuna che dice le cose come stanno! E mi spiace tanto… ma la frase ‘non ho alternative’ mi suona parecchio male. Un’alternativa c’è sempre, magari è impopolare, ma c’è. Con questo non voglio dire che la responsabilità sia solo delle famiglie, lo stato/società/mondo del lavoro (e via dicendo) ci mettono (tanto) del loro… ma da ultimo, i figli li facciamo noi e sta a noi provvedere a loro anche se questo ci costa sacrifici (monetari, ma non solo).
Senza contare che oltre a far ammalare tutti a scuola (sia gli altri bambini che le educatrici), spesso si ammalano pure i familiari che -toh! – devono stare a casa da lavoro…
W la convalescenza! 🙂
esattamente: per questo parlavo di Serpente che si morde la Coda!!
Per me, mi dispiace ma mi da del post solo polemico, e non ci vedo poco niente di costruttivo. Leggo di qualcuno che critica generalizzando, che fa portare la colpa alle mamme. Ho apprezzato leggere che anche le aziende hanno le loro colpe. (Parliamoci chiaro, hanno il coltello dalla parte del manico. C’è semplicemente coda fuori per chi non se ne fosse accorto…)
Io vorrei rispondere una sola cosa. Non ha visibilmente vissuto in azienda, al meno da mamma, non sembra aver avuto mai la fortuna di essere richiamata (più volte) dalle risorse umane/manager. Non sembra aver avuto la fortuna di dover trovare una baby-sitter su due piedi e pregando che sia brava con il bimbo (e che l’episodio febbre/diarrea/broncospasmi non si eternizza, anche per il conto in banca!!!!) Sembra aver la fortuna di poter sostenere economicamente 3 figli senza il tipo di sostegno economico che percepiscono le famiglie numerose (da 3 bimbi in sù) come in Francia. (Ma neanche in Germania si sta male da questo punto di vista, anzi!)
Quindi io dico tanto meglio per Lei e suoi figli! Anzi! Pero’ trovo il giudizio verso le mamme ben pesante. E si dimenticano… I papa’!! Che non si sentono ben spesso molto counvolti in queste situazioni. Non ci sono solo le mamme e le aziende in gioco. C’è un’altro vero problema di cultura… Pero’ in azienda, è la Mamma che ne risponde di questa responsabilità e non la Donna. Gli uomini si fanno pesare molto di meno questo ruolo di “papa'” lo chiamerei genitore biologico che sarebbe più giusto.
Impostato come impostato il parere suo suona come un’insulto comunque. E le diverse reazioni di mamme ne sono la dimostrazione.
Un’ultima cosa : nessuno si chiede mai perché il tasso di natalità in un paese così cattolico sia così basso??
Lo Stato è intrusivo in tanti argomenti, pero’ per lo sostegno alle famiglie, non c’è più nessuno, vero?
A me pare che, con tutto il rispetto, il tono polemico (estremamente) lo hai tu. E ti vorrei far notare una cosa: nel tuo lunghissimo commento non spendi UNA parola per i bambini. Io forse ho “colpevolizzato” le mamme (ovviamente non sono d’accordo, ma è la tua interpretazione) ma tu nemmeno sembri contemplare il soggetto di questo articolo, che sono i BAMBINI. Ma perchè noi adulti non ci mettiamo mai nei loro panni? Tu da malata a 4 anni dove vorresti stare? A vomitare su un banco di scuola o a casa tua? Meditare su questo non farebbe male.
p.s. non so come ti permetti di farmi i conti in tasca, questo sì che lo trovo veramente irrispettoso e presuntuoso. Tu sai come viviamo io mio marito e i nostri tre bimbi? Mi sembri brava a darci giù con l’immaginazione su quel che credi aprioristicamente.
Buongiorno a tutti, ricordo che, almeno per i metalmeccanici, o giorni hanno permesso non retribuiti illimitati per la malattie dei bimbi fino a tre anni. Dai tre agli otto solo cinque, certo, sono pochi, ma non tutti li usano! Basta portare il certificato medico del pediatra. Iniziamo ad esigere questo diritto. Saluti
Alessandra beata te che ti puoi permettere giorni illimitati a casa non retribuiti! Non tutti possono farlo.
Io non ho trovato questo articolo un attacco alle mamme, ma un utile spunto di riflessione su quanto la nostra società sia diventata poco attenta alle esigenze vere delle persone. Ci preoccupiamo che i nostri bambini siano sempre ben vestiti, vadano ad attività pomeridiane, pratichino sport o imparino l’inglese, ma poi tralasciamo le cure fondamentali per la salute. Qui non c’è da trovare un colpevole ma da capire dove questo stile di vita ci sta portando e cercare ognuno delle soluzioni personalizzate.
Ciao, io penso che quando un bimbo non sta bene, indipendentemente dagli impegni della madre… e si sa ogni donna è sempre super impegnata, tra lavoro e altre mille cose… ma è giusto che il bimbo stia a casa, per lui principalmente e per rispetto agli altri bimbi.. Io ho due figli e li ho sempre tenuti a casa, però mi rendo conto che non siamo tutte uguali e ognuna ha le sue convinzioni e situazioni.. 🙂
Dici bene, il problema non sono tanto le mamme, quanto un mondo del lavoro che ancora non si adegua ai cambiamenti. In quanto mamma di un’altra generazione, mi sono sentita rifiutare posti di lavoro con la motivazione che “poi le donne stanno a casa” e stupidaggini simili. Trovo che siano importanti tutte le voci che reclamano il diritto di prendersi cura dei figli, molto e bene. Non penso che siano molte le madri che di loro spontanea volontà lascerebbero i bambini ammalati, ma che ci sia ancora bisogno di tanti aggiustamenti sociali per evitare impatti devastanti tra il mondo del lavoro e quello familiare. Coraggio!
Una domanda all’autrice: perché nel post non si citano i papà come il fatto che anche loro hanno ora il congedo parentale?
perché ne ho parlato più volte, nel sito. Ed è passato da pochi giorni 😉 il mio, alle tre nascite ha avuto UN giorno di congedo. E questa è un’altra barbarie notevole. Il nostro Parlamento è rimasto al’48 in cui la neomamma era con intorno nonne zie cugine e tutto il parentado. Adesso che spesso si è anche molto distanti dalle famiglie di origine, è ancora più urgente il congedo per il papà. Ma sai, per queste cose non vedo nessuno in piazza a protestare. Comprese mamme e papà che sarebbero i diretti interessati. Quindi forse, ci va bene continuare così….
purtroppo sono cambiate davvero troppe cose rispetto ad un tempo e anche i più piccoli ne pagano le conseguenze. conosco davvero poche mamme “all’antica” ma per fortuna qualcuna si trova ancora, credo stia tutto nel nostro modo di essere e di quello che vogliamo insegnare ai nostri figli..
un abbraccio
grazie Stefania…allora che dire se non: fiera di essere “all’antica”! 😉 un bacio!
Io condivido in pieno ciò che hai scritto: per nessun motivo ho mai mandato a scuola i miei figli se stavano male (ovvio che il semplice raffreddore non lo considero una malattia…)
Ho sempre cercato di alternarmi con mio marito, fatto sacrifici e peripezie, rinunciato anche a promozioni lavorative e “accettando” anche la “minaccia” della perdita del lavoro (cosa che poi non è accaduta: spesso viene usata solo come spauracchio).
Credo in questo modo di aver trasmesso ai miei figli tutto l’amore che ogni genitore ha verso i propri e aver anche fatto loro comprendere l’importanza del rispetto verso loro stessi ma anche verso gli altri: perché l’intera scuola deve correre il rischio di ammalarsi perché io mando a scuola mio figlio che sta male?
Concordo al 100% che in questo modo si trasmette anche il rispetto oltre che verso sè stessi anche di responsabilità verso gli altri! Sono felice che ancora esistano mamme che la pensano così. Grazie di essere passata Maria Chiara 😉
Non potrei essere più d’accordo! Si tratta in primis di una questione di rispetto verso i nostri figli, quei figli che abbiamo scelto noi di mettere al mondo. Non credo assolutamente che Sabina si riferisse ai semplici raffreddori o alla tosse che probabilmente tutti i bimbi si trascinano più o meno da ottobre a marzo. Per esperienza personale so che spesso queste situazioni per altro non sono delle cosiddette “mamme che non possono farne a meno”, nella nostra scuola di sovente capitava con mamme che NON LAVORAVANO ma che ritenevano comunque di avere impegni troppo importanti. Personalmente non tollererò mai che i miei figli si ammalino a causa di questa mancanza di rispetto. Io sono una di quelle mamme che ha perso il lavoro a seguito della seconda gravidanza ma non accetterò mai di farmi ricattare a discapito della salute dei miei figli che ho così ardentemente desiderato.
io non volevo dirlo, perché figuriamoci, si va sul personale…ma guarda caso anche da noi lo fanno mamme che certo non sono delle schiavizzate. A prescindere da questo, sì ribadisco per l’ennesima (ma pare sia indispensabile) volta che ovviamente NON mi riferivo a raffreddorini o mal di pancia semi immaginari. Che sennò me li tengo a casa direttamente senza buttare i soldi dell’iscrizione!
[…] Dico solo: Amen (anche se la tentazione di intavolare una discussione è forte…ma per questa settimana ho fatto voto di starmene buonina, dopo le polemiche sui bambini mandati malati a scuola). […]
Care mamme il piu grave problema e portare il proprio bambino al asilo amalato.a me e successo che la figlia piu grande ha portato a casa un virus dal asillo.che la piu piccola di 3 mesi non li ci e voluto tanto ad amalarsi.circa un paio di orete.meningite meningococco b ….grazie a dio e ai dottori e ancora sana e salva.pero dopo aver sentito al asilo che cosa li e succeso alla piu piccola anche se non ho mandato al asilo la piu grande dicevanno che noi stranieri portiamo le malatie al asilo..in questto momento ancora la piu grande mi porta a casa un altra mallatia contagiosa lo streptococco che pero la piu grande non li e succeso ninte ma a la piu piccola si cure con antibiotiche.so che e difficile per alcune mamme pero sofrono anche altri bambini rispeto a quelli portati malati al asilo
sì, non si sa mai quali conseguenze possa avere un gesto che in tanti sembrano ritenere, in fondo, “innocente”…
Concordo pienamente con swingmom e con Elisa Bucci. Anche io ho perso il lavoro in seguito alla mia seconda gravidanza: mi ricordo ancora le parole che la capa del personale mi disse quando mi diede il benservito “parliamoci chiaro: tanto non porti tu i pantaloni in casa”…della serie con lo stipendio che ti diamo qui anche se resti a casa non fai la differenza. Questo dopo 15 anni di lavoro…..Comunque io non ho mai lasciato la mia primogenita a scuola ammalata, ho sempre preso i permessi non retribuiti, mentre tante mamme casalinghe lasciavano i figli a scuola malati (con febbre, otite virus gastrinestinali…), li imbottivano di paracetamolo, perchè avevano impegni “inderogabili”. E’ vero anche che nessuno scende in piazza per tutelare noi stesse ed i nostri piccoli!!
esatto Maria…nessuno scende in piazza per queste cose. E’ questo, che mi fa imbestialire! Quasi più del portare i bambini malati. Ma possibile che in Italia ci vada sempre “bene così”??
Non capisco perché qualunque discorso sui bambini deve sempre degenerare in un attacco alle casalinghe. Io li ho sempre tenuti a casa sia nei periodi in cui lavoravo sia quando ero casalinga, se erano malati.
Il punto non è se si é casalinghe o se si lavora, anche tante mamme lavoratrici usano il paracetamolo per mandare il figlio a scuola ma non per questo sono più giustificabili.
il punto vero é che in entrambe le categorie c’è chi ha rispetto per i bimbi, suoi e degli altri, e chi trova più semplice la scappatoia scuola. E non parlo del semplice naso che cola…
Io ho parlato per una storia reale riferendomi a quella e perché molte dicono, per giustificare la mancanza “poverina lavora”. Come dici tu non credo ci sia una correlazione e ti assicuro che se leggi il resto del blog ti accorgi che ho difeso la categoria casalinghe dagli stereotipi più volte, in particolare qui –> http://theswingingmom.com/ode-alle-mamme-casalinghe-2-0/ grazie di avermi dato l’occasione per ribadirlo!
Condivido in pieno sia come mamma che come(ex) educatrice di nido. Con i bambini è così, bisogna crearsi una rete perché si sa, i bimbi prima poi si ammalano e a questo non può far fronte la scuola.
Onestamente penso che non si vada in piazza a manifestare perché per diritto fino ai tre anni abbiamo i permessi per casi del genere in più se non si hanno nonni e babysitter ci si può anzi ci si deve alternare con il papà.
Insomma non ci sono scuse, il malessere dei bambini va rispettato e anche il luogo dove passano tanto tempo deve essere quanto più sicuro dal punto di vista sanitario.
inutile dire che la penso come te al 100% senza nulla togliere alle oggettive difficoltà. Non si tratta di non avere comprensione, ma abbiamo il dovere come genitori di fare anche i salti mortali pur di garantire il benessere psicofisico dei nostri bambini…
Qui non si tratta di potere o non potere, ma di responsabilità, sia nei confronti degli altri bambini (sani) presenti a scuola, ma soprattutto nei confronti di nostro figlio. Perchì di Antibiotici dati come acqua e che necessitano almeno di 10/15 gg a casa dopo la fine della terapia ed invece i bambini vengono mandati a scuola sotto antibiotico, appena scompare il sintomo ne vogliamo parlare? E poi, sistematicamente i bambini si ammalano dopo 15/20 gg. riflettiamo
Un abbraccio
http://emiliasalentoeffettomoda.com/casual-chic-con-yclu/
responsabilità…questa sconosciuta! Pensiamo solo ai nostri diritti, ma mai a quelli degli altri 🙁 un bacio grande a te e alla family :*
[…] Bambini ammalati mandati a scuola. di Sabina Frauzel […]
Finalmente, parole sante. Poter rimanere a casa con i bimbi piccoli malati è un diritto e noi mamme,vorr prime, dovremmo combattere per difenderlo. Ma ormai molti di noi hanno mascherato l’emancipazione delle donna dietro l’asilo nido, la scuola materna h24, i milioni di attività sportive ecc… ma i bimbi? A quelli chi ci pensa sto benedetto nonno, la vicina zitella, la zia in pensione? Se fate i figli imparate a tenerveli… troppo facile sganciarli sempre. E lo dico con tutta la polemica del mondo…