Lorenzo, il mio primo figlio, è stato cocciutamente podalico fino all’ultimo.
Già quando senti la “sentenza” pronunciata dal dottore davanti all’ecografo ti prende male: qual è il significato di questa posizione “misteriosa”? Il bello è che nessuno di solito si prende la briga di dipanare i tuoi dubbi e perplessità, viene spesso liquidato come un “non problema”, tanto al peggio c’è il cesareo. La povera futura mamma viene lasciata preda dell’amletico: “ma si girerà e farò un parto naturale o deciderà di restarsene pacifico in poltrona fino alla fine, coi popcorn in mano, il fetente?
Già: perché fino a quando si può girare un bambino podalico?
La risposta è, ovviamente, dipende. Ad esempio nelle primipare è più difficile, mentre dal secondo figlio in poi, avendo più “spazio” per sguazzare, le probabilità che facciano la capriola all’ultimo si moltiplicano.
Il mio mi ha fatto pure lo scherzetto finale a cesareo fissato, di farmi partire il sacco due sere prima, quindi se volete una mia opinione molto poco politically correct: le cause prime dei bambini podalici non sono i bacini post moderni più stretti o la vita sedentaria, ma il caratteraccio dei signorini che vogliono fare -letteralmente- di testa propria.
Scherzi a parte, credo che effettivamente gli studi sulle due cause suddette abbiano un fondo di verità: io quando sono rimasta incinta ero magrissima di mio e soprattutto ho avuto una gravidanza molto molto sedentaria non per mia colpa ma per una serie di sfighe varie.
Tanto è vero che ho tentato in successione: esercizi ginnici nelle posizioni più improbabili, lucina per “guidare” verso la direzione giusta, imprecazioni in turcomanno e promessa di tablet precoce se avesse fatto il bravo.
In pratica, mi allenavo già ai capricci dei terrible twos, diciamocelo.
Ricordo ancora con particolare raccapriccio gli ultimi mesi con il testone piantato tra le costole, che se mi azzardavo a sedermi o ingurgitare una galletta di riso mi sentivo morire. Non vi dico poi come sono arrivata a dormire.
Altro che immagini idilliache alla Anne Geddes…..
Insomma, arrivata alla fatidica ultima ecografia “fissa”, la flussimetria, constando che la situazione era sempre quella, mi sono decisa a tirar fuori l’artiglieria pesante: moxa per due settimane.
Ah, quanto ho vagato per tutto l’urbi et orbe, per trovare quei sigari. Mi sa tanto che avrei fatto meglio a fumarmeli io per dimenticare, visto l’effetto pari a zero (se non qualche rimestamento random dell’inquilino sul momento del punzecchiamento).
Arrivata a 36 settimane senza che avesse funzionato la tattica di bastone e carota, ho iniziato a impanicarmi e mi sono decisa a tentare l’estremo assalto: la mitologica quando temuta Manovra di Rivolgimento Esterno.
C’è da dire che avevo a disposizione un ospedale top: il San Gerardo di Monza. Un’ottima struttura per il parto fisiologico e per l’eccellenza ostetrica.
Già vi dico che nel mio caso non ha funzionato: purtroppo faccio parte del 50% di primipare sfigate a cui non serve nemmeno quello: nonostante l’insuccesso però, tornassi indietro rifarei tutto e vi dico perché:
- Il rischio è (rarissimo) che parta il travaglio: arrivata alla 38esima settimana, onestamente non era questo gran danno. Al peggio sarebbe finita con un cesareo comunque. Si è strettamente monitorate a livello ecografico per tutto il tempo e tutta l’equipe con me è stata fantastica.
- Non fa assolutamente male. Poi oh, diciamocelo, non credo che la paura del dolore sia un buon motivo per non tentarla, visto il parto imminente che fa circa un 850% più male.
- Sono arrivata al parto serena a livello psicologico: sapevo di averle provate tutte e non mi sentivo “in colpa” per non aver fatto il possibile. Questa consapevolezza mi ha molto aiutata ad affrontare un cesareo che non volevo, mi sono “perdonata” più facilmente.
Ora, nella lontana annata 2009-2010 non avevo ancora manco uno smartphone degno di questo nome. Ragion per cui, se escludiamo youtube e google, dei quali ho fatto un massivo -e pessimo- uso, si può dire che non abbia sfruttato tutta la potenza che la rete dispiega dinanzi alle povere puerpere preoccupate.
Adesso che invece siamo più o meno tutte iper connesse, vi consiglio di farvi un giretto sui tanti gruppi facebook in cui si tratta la fisiologia del parto, VBAC in testa ma anche tantissime altre casistiche: ci sono ostetriche, donne e mamme che consigliano e parlano delle loro esperienze.
Non dico ovviamente che tutto questo debba sostituire il supporto medico (anche se penso che vada scelto con grande cura perché purtroppo non sempre si trova sostegno adeguato, non solo in termini di competenza ma anche di empatia e umanità, doti importantissime invece, nel momento di una gravidanza. E’ notizia di pochi giorni fa che una mamma italiana su 5 è stata vittima di “violenza ostetrica” durante il parto). Penso, però, che parlare con altre persone che hanno vissuto o stanno vivendo le stesse situazioni sia molto utile dal punto di vista psicologico e quando si parla di parto e gravidanza, la psiche ha un potere davvero forte.
Al di là di bacino-sedentarietà, credo che non essere serene influisca, eccome, su tutto l’andamento della gestazione. Non posso averne la certezza scientifica, ma so come ho vissuto in maniera altalenante quella prima esperienza come mom-to-be. Sballottolata tra Brianza-Toscana-Roma, con diversi problemi sopraggiunti mentre ero a fine primo trimestre, mi mancava completamente quella stabilità emotiva che (dovrebbe) accompagnare bimbo e mamma verso la nuova vita.
Per cui, prima ancora di parlare di tecniche mirabolanti, vorrei focalizzarmi su come sia importante analizzare cosa non sta andando per il verso giusto nel nostro vissuto personale dei nove mesi. C’è qualcosa che ne turba l’idillio (non mi riferisco alle emorroidi o alle smagliature 😛 )?
Io sul momento non ho capito quanto questo aspetto potesse incidere negativamente su Lorenzo, ma vi confesso che dopo ci ho pensato, e molto.
Passando a questioni più terra-terra, vi lascio qualche link utile per la condivisione “social” che vi dicevo: sono convintissima che sarà già un piccolo sfogo utilissimo.
Gruppi e Pagine Facebook a tema:
GIRO : Gruppo Italiano Rivolgimento Ostetrico Podalico (qui trovate tantissime info sugli ospedali che fanno la manovra, testimonianze ecc.)
Infine, per le novità:
Pochi sanno che negli ultimi anni è stato sperimentato con successo un nuovo protocollo, con più punti da trattare ed effettuabile a partire dalla 34ª settimana che non viene insegnato ai papà ma effettuato direttamente dal terapista per via del non semplice reperimento dei punti; tale trattamento viene effettuato per 3 volte a giorni alterni; la percentuale di successo arriva anche al 90%.
Il problema della Moxa, di cui ho parlato con Sergio Molteni, specialista in tecniche orientali utili in ginecologia, ostetricia e disturbi della fertilità, è che spesso viene praticata da agopuntori generici che non hanno una specializzazione in ostetricia/ginecologia o fertilità, spesso si limitano ad applicare “genericamente” quanto conoscono, un po’ come il confronto tra un medico di base ed uno specialista.
Insomma, ci sarebbe tanto da dire, ma dopo la mia esperienza, mi sento di riassumere il tutto in qualche consiglio:
- Se c’è qualcosa che vi turba, il confronto e lo sfogo con altre mamme e con una buona ostetrica è la primissima e più importante “manovra” da attuare
- muovetevi il più possibile: lunghe passeggiate tranquille e rilassanti, magari nella natura
- provate la moxa ma possibilmente evitate fai da te o agopuntori generici
- Al peggio, se avete una struttura che la offre, provate il rivolgimento manuale, non è niente di così pericoloso/spaventoso come viene dipinto ancora troppo spesso in Italia
E se tutto questo non funzionasse, non fatevene MAI una colpa: ci sono dei follettini dispettosi che vogliono fare le cose a modo loro e dobbiamo farcene una ragione. Possiamo fare del nostro meglio, ma il parto è un lavoro di coppia e noi siamo solo uno dei due attori protagonisti. In fondo, accettare l’elemento di imponderabilità e di perdita del controllo assoluto, fa parte di quel processo indispensabile e -anche quello- fisiologico del diventare mamme.
Se vi interessa approfondire sul parto fisiologico, ne ho parlato in diversi post:
La mia intervista sul VBAC su Diventare mamme
La funzione del dolore nel parto
6 Comments
Io la “podalità” di Flower l’ho vissuta totalmente come una sua scelta e, per scelta, non ho fatto né moxa né simili. Sinceramente se lei stava comoda così, un motivo ci sarà stato. E cesareo sia.
io con la moxa ho risolto per ben tre volte!!!!!!! e devo dire che ne son ostata felicissima …… la seconda si è girata il giorno prima dell’appuntamenteo per la manovra di rivolgimento…..
veronica
Tre volte podalici!! Cavoli
Do il mio contributo !! https://laviestbelle2016.wordpress.com/2016/02/17/mal-di-costole-e-capriole-ovvero-come-girare-i-vostri-pargoli-piu-dispettosi/ Un abbraccio
ma grazie Marianna!! Corro subito a leggere, un bacio :*
Grazie per questo articolo che mi ha fatto ridere e scendere le lacrime al tempo stesso (non è solo colpa degli ormoni da gravidanza!). Sono alla 35esima settimana e il mio bimbo ha pensato di farmi uno scherzetto. È sempre stato cefalico, ma ora ha deciso che è più divertente essere podalico, anzi, obliquo per la precisazione! Sono andata nel pallone, il cesareo mi ha sempre terrorizzato, ma, come hai scritto alla fine dell’articolo, mum to be significa anche capire che non possiamo controllare e gestire ogni cosa, quindi… Sarà quel che sarà, l’importante è che lui stia bene. Grazie, Anna