…e magari come allenatore ti becchi pure Mr Diamond di Mila e Shiro.
Allattare, già.
Capita, parlando con le amiche, specie quelle che sono in procinto di diventare mamme per la prima volta, di tornare con la mente a quei magic moments in cui hai realizzato traumatizzata quello che nessuno prima di partorire osa dire. Roba che ai corsi preparto, anziché fracassarti con le tecniche di respirazione e massaggi anti colica (o peggio ancora elargire qualche campioncino random di pasta protettiva per culetto in omaggio o adesivi bebè a bordo), non potrebbero vagamente accennare a quell’eventualità in cui attaccare e allattare il proprio bambino al seno, all’inizio possa non essere esattamente la vie en rose?
Mi sono ritrovata, alle soglie del terzo allattamento, a fare la parte della balia navigata che dispensa dritte suo malgrado e non ho potuto fare a meno di constatare, ancora una volta, quanto sia lacunoso e oscuro questo punto, nella cosiddetta “preparazione al parto”. Ripenso con una punta di rammarico alla sensazione di inadeguatezza spiazzante di fronte, sia all’assistenza ostetrica (limitatasi quasi solo ad un sarcastico “ma come c….allattano ste mamme?!”), sia alla maldestra insistenza di mia madre che mi incalzava di attaccarlo ogni qualvolta emettesse un timido vagito.
Vi risparmio i dettagli splatter conseguenti ad un simile ritmo disumano.
Dopo un cesareo indigesto imposto dalla posizione podalica dell’inquilino anarchico (qui ve ne ho parlato più diffusamente e vi aggiorno sulle novità per farli girare), evidentemente lo spirito della Grande Madre che era in me riponeva tutte le speranze di riscatto nel gesto “materno” per eccellenza, allattare. Ragion per cui mi misi di buzzo buono, come si suol dire, nella massacrante impresa di nutrire adeguatamente mio figlio.
Purtroppo le circostanze oggettive unite a questa -insensata aggiungo ora a mente lucida- ansia da prestazione non remavano esattamente in mio favore, per cui mi ritrovai dimessa con l’infamante marchio dell’aggiunta, peggio che beccarti la luna nera o un bel “torna al punto di partenza” al gioco dell’oca. Se questo non bastasse a tirarvi su di morale, vi dico solo che probabilmente potrebbe anche toccarvi qualche compagna di stanza che invece si profonde in estatiche esclamazioni di compiacimento su quanto il proprio vitellino immagazzini ed evacui.
Insomma tornate a casa passando per il santuario più vicino accendendo un cero perché vi venga una montata lattea degna di questo nome. Quando finalmente riuscite a ritagliare qualche minuto di pace a tu per tu con la creatura…il miracolo avviene e vi ritrovate improvvisamente delle Pamela Anderson alle prese con febbriciattola/dolori conseguenti. Peccato che il parentado ormai si sia persuaso che no, la Mucca Carolina non vi si addice granché come ruolo e fa di tutto per:
- ricordarvelo ogni tre per due
- nei casi più seri si prodigano addirittura per salvare lo sfortunato pargolo dalla malnutrizione/morte certa per inedia, magari rifilando dosi “extra” di latte artificiale di nascosto.
Allora: che dire, adesso che quel periodo è un lontano ricordo e che ho allattato 13 mesi senza intoppi la mia secondogenita (oltre a motivi legati a parto e assistenza encomiabili nell’ospedale che ho scelto in seguito) posso tirare due somme, che non sono strettamente “consigli” da chissà che guru della tetta: ogni situazione, in certe cose, è “a sé”, e non è una frase fatta.
1) non fatevi fregare: allattare al seno sarà fantastico, ma se dopo aver ragionevolmente esaurito energie e lacrime non ve la sentite, andate a testa alta, non si è madri snaturate di serie b per questo. Al diavolo i sensi di colpa indotti da noi stesse (la perfida vocina della Grande Madre è sempre in agguato, ahimè! ) nè tantomeno da madri coraggio o talebane secondo cui vostro figlio vi tratterà come estranee per il resto della vita o avrà un trauma psicologico. Ah, mia figlia super allattata a richiesta si becca il triplo dei malanni del fratello tirato su ad ignominioso “misto”.
2) allo stesso tempo, non adagiatevi sulla dorata, pia illusione che allattare “vi verrà naturale”. Soprattutto con il primo figlio è molto probabile che ingranare bene necessiterà un notevole sforzo, tanto più si arriverà impreparate. Oltre ad informarvi sulle questioni legate a gravidanza, parto e acquisti (a volte si è un tantino maniacali su questioni tutto sommato secondarie come quale modello di termometro per il bagnetto sia il migliore sulla piazza), fatevi una panoramica completa riguardo l’argomento che, vi assicuro, determinerà gran parte delle vostre giornate nei primi mesi.
Infine, quando penso a tutte le mamme che si accingono a vivere questa straordinaria avventura, mi viene istintivo mandarvi un abbraccio forte di complicità e comprensione. Rivedo la me stessa spaesata e confusa ma che alla fine è sopravvissuta a consigli opposti, pediatri, tiralatte e biberon. Insomma, sono qui, viva e vegeta con due figli normopeso e un terzo in dirittura d’arrivo. Se è stato così per me…sappiate che, per quanto sto slogan abbia un po rotto…YES YOU CAN.
Un capitolo a sé merita l’allattare in pubblico…ne ho parlato qui. Voi cosa ne pensate? Com’è stata l’esperienza del vostro primo allattamento? Se volete leggere un altro post che descrive molto bene la mia “filosofia” in merito, vi consiglio questo.
3 Comments
Meraviglioso post!
tempo fa mi sono cimentata sull’ argomento, avendo esaurito come dici tu lacrime ed energie in passato!
Se ti va.. Le buone madri su http://www.ilquadernodilalu.it
Grazie! ^_^ una delle mie prime “fatiche”, in tutti i sensi!! Corro a sbirciare da te 🙂
[…] all’agonismo sportivo. Ecco, senza esagerare che poi si arriva alle catene di Mimì Ayuara di cui parlavo altrove, sono convinta che sia uno stimolo per […]