Una mamma fa tante cose. Ma in assoluto è colei che guarda.
Guarda la pancia che cresce e l’ecografo cercando di capirci qualcosa e magari indovinare a chi somiglierà (oltre che dove sono i piedi e dove il musetto).
Guarda con ansia l’ago della bilancia che sale pensando alle cazziate della ginecologa.
Guarda il monitor che ti dice “le contrazioni non sono ancora quelle giuste”.
E poi guarda, anzi contempla, la meraviglia che si ritrova appoggiata sul cuore, incredula che sia tutto vero.
Guarda di nuovo la bilancia, stavolta per neonati e con l’ansia opposta, guarda per sincerarsi che non ci sia nessun segnale di “pericolo”, fosse anche un principio di raffreddore, ancora stordita dagli ormoni della “mamma tigre”.
Guarda il batuffolo che cresce, giorno dopo giorno sotto i suoi occhi, vede le tutine restringersi e quei muscoletti teneri, farsi forti, quelle smorfiette istintive farsi sorrisi che scioglierebbero l’iceberg del Titanic.
E poi, un giorno, guarda nello specchio la cicatrice di un cesareo o una linea nigra che stenta a sbiadire.
Si ricorda di come era “prima” e forse scende anche una lacrima, perché oltre che mamme siamo anche donne e ogni tanto ci sfiorano i complessi e le fragilità di qualsiasi essere umano. Forse sembriamo rocce, ma dentro nascondiamo le nostre imperfezioni e paturnie, e meglio così.
Vengono i momenti sociali: la prima recita, le feste di compleanno.
La tecnologia ci permette di fermare il tempo in un istante, e in quanti casi è un a benedizione. Per me lo è quando non riesco ad incastrare tutto e so che esiste la spesa online o il servizio salva tempo. Lo è quando basta un messaggio al volo sullo schermo di un cellulare per sentire che un familiare lontano (o vicino, ahimè!) c’è. E sì, lo è anche quando semplicemente scorro la feed di Instagram per sognare e ispirarmi.
Ma mi sono fatta tante volte la domanda (anche sui social, se mi seguite): quanto la tecnologia ci dà, forse ci toglie senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Ci induce a vedere senza guardare, assaggiare senza gustare. Fomenta la nostra innata pigrizia emotiva.
E a volte i nostri bambini devono scuoterci dal torpore dicendo “mamma, guarda il mio disegno!” oppure “mamma, guarda come sono brava a fare la spaccata”.
Sono loro che, nonostante tutto, ci tengono in piedi. Quando temo di me stessa, so che ho tre piccoli e saggi elfetti che mi riportano alla realtà delle cose, è la forza più grande che muove le mie giornate. Grazie bimbi!
Vedere questo video ha avuto un po’ lo stesso effetto “groppo in gola”, ma credo che ci faccia bene ricordare che dobbiamo tenere vive le emozioni, la memoria, non tanto su un hard disk, quanto nel profondo di noi.
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