Gli adulti, in fondo sono proprio bambini cresciuti di taglia, mi sono trovata a pensare.
Qualche sera fa sono impazzita dietro a grane tecniche del blog. Già io sono imbranata di mio, se poi andiamo su questioni di informatica…al liceo se prendevo 5 ero già una donna realizzata. Mentre sgranavo maledizioni all’indirizzo di hosting e google webmaster, l’occhio mi è caduto sul mio piccolo tremesenne. Era lì, nella sdraietta, che si impegnava come un matto per acchiappare i due pupazzetti che pendono. Mi sono fermata a contemplare la sua espressione concentrata, come fosse preso dal lavoro più duro del mondo. Quando un suo sforzo di coordinazione sortiva l’effetto desiderato gli si illuminava lo sguardo, se invece mancava la presa ecco dipingersi subito un evidente disappunto, condito di imprecazione bambinesca.
In un attimo mi ha riportata alla realtà delle cose: a volte ci facciamo prendere da qualche seccatura, come se ne dipendessero le sorti dell’universo, mentre sono solo inezie. In fondo, chi è che diceva: “gli adulti chiamano lavoro le stesse cose che i bambini chiamano gioco”? Com’è vero. Solo che i bambini sono più svegli di noi. Ma stavolta, il suo impegno deve avermi ispirata perché anche io ce l’ho fatta!
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