il “buco di Roma” (immagine presa dal web)
Vedendo le immagini della mia Roma devastata dai delinquenti (li chiamano hooligans di sta…Feyenoord?? ma la sostanza è quella), non posso non sentire una morsa al cuore al pensiero di come venga sempre più affossata dall’inciviltà di chi la vive quotidianamente e di chi la incrocia, la calpesta senza nemmeno intravederne lo splendore. Uno splendore ormai offuscato e stanco, ma sempre straordinario, perfino in questi giorni ingloriosi.
Nei miei anni di liceo in pieno centro e di lavoro in zona Cola di Rienzo ho avuto modo di girare palmo a palmo ogni sanpietrino dei rioni storici: non c’è, credo, quasi nessuna oscura chiesetta, remoto vicoletto o botteguccia che non abbia almeno sfiorato nei miei giri. Una conoscenza così profonda che la ritengo uno degli elementi fondanti della mia personalità e del mio “bagaglio” sotto tutti i punti di vista. E dunque, mentre viene oltraggiata, provo quell’istinto filiale di farle scudo, di riportare, alla mente almeno, ogni angolino della Roma fuori dal circuito battuto da pullman rigurgitanti gentaglia ignorante.
Ognuna di queste 14 piccole tappe l’ho vissuta in prima persona: qualsiasi citazione è fatta solo in tal senso, non ho alcuno “sponsor” né è mia intenzione farne a mia volta. Veniamo ai fatti.
- Uno dei luoghi del cuore è l’Aventino: il giardino degli aranci e Santa Sabina sono luoghi legati a tanti “primi incontri” di persone importanti nella mia vita. In pieno centro ma abbastanza “elevato” da risultare una piccola oasi di pace nel caos circostante. Una chicca che non tutti conoscono è il” buco di Roma”, una fessura tra la vegetazione di piazza dei Cavalieri di Malta: sbirciando dentro si può ammirare la prospettiva più insolita possibile del “cuppolone”. Il massimo sarebbe ammirarla in una bella giornata limpida, di cui Roma per fortuna non è avara.
- Un effetto molto simile lo restituisce la porzione di villa Celimontana, adiacente SS.Giovanni e Paolo. Varcato l’arco di Dolabella -o, in alternativa, la “navicella”, si accede ad una piccola gemma di parco, per farsi due passi tranquilli tra fontanelle con pesciolini, tartarughe e…persino un pavone! La chiesa merita un’occhiata: è molto bella e viene denominata “la chiesa dei lampadari”, peccato sia diventata un tantino modaiola. Dopo essersi ricreati nella villa, è d’obbligo una passeggiata nel circondario, che è proprio a ridosso del Colosseo.
- Da non perdere, sempre restando alle spalle del Colosseo, è tutta la zona a ridosso del celebre monumento: meritano una visita San Clemente e soprattutto i SS. Quattro Coronati, spettacolare chiesa-fortezza e monastero agostiniano, con un chiostro dei più belli che abbia mai visitato. Finalmente accessibile dopo il restauro, fa sfoggio di tutto il suo fascino. Si respira un’atmosfera autenticamente mistica e fuori dal tempo, come poche altre location di Roma. Se arrivate verso tardo pomeriggio potrete notare anche il pullulare di localini per una cenetta indimenticabile.
- Uno dei miei percorsi preferiti è via del governo vecchio: si alternano negozietti vintage ormai storici a boutique dal mood più contemporaneo ma di nicchia o artigianali. Anche solo ammirare le vetrine incorniciate da converse vissute e respirare l’odore delle borse di pelle, vale la pena. Non può mancare un salto dal “Baffetto”, pizzeria mitica.
- Piazza campo de’ fiori ha ormai una movida fin troppo chiacchierata: più che una bevuta notturna, meglio perdersi nelle viuzze limitrofe come via dei Baullari, via del Pellegrino, via dei Balestrari, via dei Giubbonari, via dei Cappellari, vicolo delle Grotte. Tutte vie molto gradevoli, straripano di piccole botteghe artigiane bohemien che ci si domanda come facciano a resistere alla sindrome da centro commerciale. Per mangiare io mi fermavo al locale libanese Sciam di via del Pellegrino, molto rilassante.
- Altro percorso che consiglierei, soprattutto ai più giovani, è il rione Monti: oltre alla graziosissima San Martino ai monti, qui trionfano locali e negozi veramente cool. Si passa con estrema nonchalance dal negozietto di abbigliamento bio per bambini a quello di arredamento design, passando per la libreria polverosa fino alle insegne super fashion di American Apparel. Un mix che risulta gradevolissimo. Per un brunch o una cenetta a due, sono stata alla Crostaceria, una seratina romantica molto riuscita.
- A via Tomacelli ricordo con nostalgia un bellissimo punto vendita di Le Pain Quotidien che, per una come me fissata con la Francia, era una tappa imprescindibile. Peccato che anche qui si noti il declino, dato che, ahimè, ha chiuso. A due passi, ci si addentra nelle vie interne e si arriva a largo fontanella borghese, teatro, tutte le mattine, di un mercato delle stampe (ma non solo, io ad esempio ci comprai anche dei bellissimi bijoux handmade). Si possono scovare mille tesori insospettabili, letteralmente a due passi dal viavai frenetico del Corso.
- Impossibile non visitare la zona del ghetto: oltre che per i vicoli caratteristici, io impazzisco per la pizza e gli strepitosi panini alla mortadella dell’antico forno Urbani. Dopo essermi approvvigionata di questo ben di Dio, proseguo, nel mio gironzolare, spingendomi fino all’isola tiberina. Lì, di solito, mi fermo un po’ a godermi la quiete ed il panorama mentre finisco di sbranare il lauto pasto!
- Proprio nel bel mezzo del turbinio di shopping e frenesia, tra piazza Santi Apostoli e San Marcello, si annida questo tesoro nascosto ai più: è S.Maria dell’archetto, microscopica chiesetta sorta nell’ottocento per custodire un quadro prodigioso (la tradizione vuole che abbia mosso gli occhi diverse volte). Suggestiva e pressoché sconosciuta.
- Usciamo dal “centro” propriamente detto. Un punto che amo molto è il complesso di S.Agnese + S.Costanza, sulla Nomentana. Una bella visita che fa assaporare un’aria di Roma indietro nel tempo, da primo dopoguerra. Proprio in fondo in fondo, lontana da qualunque passaggio “casuale”, la mia pasticceria del cuore: Nonna Carla. Sì ok, ha aperto ormai anche Ladurèe, ma qui tutto sa di “casa” ed il gusto dei dolcetti e delle torte è qualcosa che da solo vale la tappa così defilata.
- Restando in zona Nomentana-Salaria è impossibile non nominare il quartiere Coppedè, capolavoro liberty della capitale, una vera e propria fiaba in mattoni e pietra. Gli amanti dello stile fiorito, ma non solo, resteranno davvero conquistati da un angolino estremamente insolito e diverso dalla Roma classica e monumentale. Io sono una fan, infatti, da quando mi sono trasferita qui, ho visitato Crespi d’Adda, con un concetto e uno stile molto simili anche se ancora più pretenziosi. Se si vuole visitare il quartiere, consiglio di aggiungere come meta anche la prospiciente villa Torlonia, impreziosita da altrettanti villini dalle medesime caratteristiche.
- Restando in ambito Belle Epoque, troviamo l’ex giardino zoologico, oggi Bioparco. La struttura è maestosa, magnifica: dico solo che fin da bambina l’adoravo almeno quanto vedere gli animali!
- Quartiere universitario di San Lorenzo: ci ho passato tanti anni e non solo per studio, per cui ha un posto speciale nella mia memoria. Notoriamente una zona “no global” ma ultimamente riqualificata in una veste insospettatamente chic. La piazzetta dell’Immacolata è stata sistemata di recente, il mercato rionale e qualche negozietto, niente di straordinario per i più: per me un tuffo negli anni spensierati. Io la preferisco di giorno, un po’ come per Campo de’ Fiori. Quando ci ricapito mi piace pranzare macrobiotico e fare un aperitivo da Said, un locale a dir poco incantevole.
- Infine un’attrazione assolutamente singolare. In Italia è un caso quasi unico (se non ricordo male si trova qualcosa di analogo ma meno spettacolare a Milano): l’ossario dei cappuccini in via Veneto. Non è l’oscura chiesetta seicentesca ad attirare i visitatori, ma la cripta rivestita dei resti mortali di quasi 4000 frati, alcuni conservati con tanto di saio. Non si può dire che sia un luogo ameno o da includere in un primo weekend nella capitale, ma per chi l’ha già girata in lungo e largo e cerca qualcosa di più particolare da visitare, può fare al caso. I dintorni sono più classici: si torna nel circuito centrale, per cui non sarà difficile annettere la cripta a giri più convenzionali.
Per restare in tema dell’ultimo punto, questi mini percorsi sono davvero ridotti “all’osso”. Roma ha troppe sfaccettature e anche ad abitarci una vita c’è sempre qualcosa di nuovo da cogliere, fosse anche solo una sfumatura sfuggita ad una prima passata. Ho voluto dare voce a quegli aspetti meno “da cartolina” spesso trascurati, per forza di cose, nei tour mordi e fuggi che ci concedono i ritmi sempre più parossistici della vita lavorativa e familiare. “Staccare” e conoscere davvero una città richiede tempo e un occhio sensibile ai dettagli. Mi auguro che Roma sappia risollevarsi dal periodo buio che attraversa e riguadagnare il più che meritato rispetto che le si deve. Una vecchia signora, con il peso di anni e vicissitudini, ma degna di miglior cura e amore da parte di tutti. Se leggete queste righe e l’amate come me: non importa se siete turisti o “romani de roma”: lasciate impresso il vostro luogo del cuore. Perché, come nella Storia Infinita, non lo inghiottisca il nulla ma torni a vivere, ancora più bella, da un semplice granellino gettato da tutti noi.
2 Comments
Grazie per questo elenco interessante di posti meno conosciuti… Alcuni li conosco ma la gran parte mi sembra proprio sconosciuta. Io amo Roma e la amo ancora di più ogni volta che ci torno!
Una riflessione “tecnica” che non c’entra nulla ma che devo, proprio DEVO scrivere: ma come fai a trovare il tempo per pensare e – soprattutto – a scrivere tutte queste cose??? Con tre bambini tra cui uno piccolissimo?!? Tanto di cappello Sabina, sforni i post come se fosse la cosa più semplice al mondo;-)))
l’unica difficoltà per questo è stata riordinare le troppe idee, era un post che volevo scrivere da tempo 😉 scrivo le idee velocemente, poi le organizzo e infine sistemo e “abbellisco” . Ma le idee iniziali sono quasi sempre di getto e di “pancia”