Quest’anno, un’amica che mi conosce molto bene, mi ha fatto un regalo di Natale in super anticipo: è questo piccolo gioiellino di unicorno, scovato su Troppotogo, che in casa già tutte e tre le pesti mi stanno litigando, ma io terrò duro perché riceverlo mi ha ricordato troppo un pezzettino della me back to 80s.
Avevo più o meno l’età di Costanza quando ho avuto la mia fase “unicorno” (io sono così avanti che sono indietro, non lo sapevate?)
Mi ero innamorata di un libricino in inglese che leggevo sempre con la mamma e da allora forse un pizzico di magia è rimasta nelle mie corde perché:
- Io sono quella che mentre tutte si domandano quale tubino nero o trench perfetto inserire nella propria capsule collection monocromatica, si ritrova sempre con troppe scarpe dai colori più improbabili (ho iniziato questa onorata carriera con le mie indimenticabili dr. martens rosa fluo e da allora nemmeno spararmi i video sul minimalismo è servito troppo) o sente il bisogno impellente di una blusa check dai toni arcobaleno.
- Io sono quella che si complica la vita da sola arrivando alle soluzioni per la via più contorta. Ci arrivo eh, a volte scopro pure universi paralleli, ma nel modo meno pratico e lineare possibile, mano sul fuoco. Questo comporta anche quel magnifico fenomeno che in romanesco ha un nome assai colorito e quindi visto che io sono come Rovazzi che piaccio alle mamme e ai bambini, qui chiameremo F&F (fornisco ulteriori dettagli in privato 😛 ). In soldoni, passi dal tirare fuori dal cilindro idee strabilianti che salvano la baracca, al fare figure atroci, solitamente davanti al capufficio/platea/maestre dei tuoi figli.
- Io sono quella che prende sempre in carico mille cose e si diverte un sacco perché le sfide e le situazioni belle frastagliate sono da sempre nelle mie corde (giusto per tornare alla linearità, questa sconosciuta). Solo che poi….ooops, è sfuggito esattamente un piccolissimo dettaglio, di solito di quelli che scottano (tipo che una volta ho scritto su una fattura un iban sbagliato…cosette da niente eh).
- Io sono quella che dà più importanza alla lettura della fiaba serale che alla qualità biologica della cena. Della serie: ti rimpinzo di peperonata o di bastoncini di pesce, e poi sulla digestione ti ci sparo pure le avventure di unicorni e compagnia bella. Una donna da sposare, proprio, e un’autentica mater familias.
- Io sono attenta eh, ascolto tutto. Ma una minuscola porzione del mio cervellino è sempre da un’altra parte, immerso nel suo mondo fantastico. E’ sempre quello delle principesse che incontrano unicorni nelle foreste incantate. Che si ricorda meglio dei filmetti Disney sconosciuti che della to do list, che tanto appena depenno una voce, se ne aggiungono altre Xmila.
- E infine sì, io sono quella che è da sempre sospesa tra il mondo iperconnesso, quello delle opportunità, della frenesia, delle tante storie che ho ascoltato e raccontato di donne straordinarie che hanno costellato la mia avventura sul web. Una parte importante della mia vita che mi ha dato e mi dà una ricchezza che non avrei mai immaginato. Ma l’altro mondo, quello disconnesso, è altrettanto importante. Quello dove ho trascorso gli anni della prima infanzia, quelli indelebili e che ritornano ogni tot (quelli che in inglese diremmo “haunting” (che ha una punta un po’ dark, ma rende bene). Fatti di un cottage quasi eremitico, in cui, oltre alla famiglia, i miei massimi contatti (altro che Facebook!) erano lo scoiattolo della legnaia, le piante dell’orto e il bestiame della fiera che si installava davanti casa nostra ogni anno. Si può dare il loro ad entrambi questi mondi che, insieme, hanno formato la donna che sono oggi? Io ci provo: sono un po’ le gambe di un tavolino che, se ne perdesse anche solo una, perderebbe tutto il suo equilibrio.
Ecco perché, in un momento in cui la foresta in cui sono immersa mi elettrizza e mi spaventa allo stesso tempo (non sono così tutte le fiabe e tutti i cambiamenti?), ho bisogno di tornare a quel magico destriero. Nel libro, faceva amicizia con la principessa e ho il vago sentore che possa dare la giusta carica anche a me. Ma intendo la carica vera eh! Siccome sono la solita svampita che va agli eventi con lo smartphone al 20% di carica, credo che LUI, me lo porterò dietro ai prossimi Mammacheblog o Communication Global Summit (sperando non mi licenzino in azienda).
Vi piace? Per me è stato amore a prima vista. Ci somigliamo un sacco: siamo esteticamente un po’ fanciulleschi e birichini (un modo carino per dire che sono una personcina poco seria), abbiamo tanta fantasia ma lui ha quello che io non ho.
No, non mi riferivo a quello che ha in fronte (dovreste sentire mio marito), ma al surplus energetico che è proprio quello che mi serve in questo periodo natalizio ormai alle porte: tutte noi mamme ci trasformiamo (ancora più del solito) in wonderwoman (che io non sono, ve l’ho già detto?), sfrecciando dalle recite scolastiche, alle cene coi colleghi, alle merende con le amiche e all’impacchettamento doni per tutti. E alla fine il merito se lo becca Babbo Natale.
E niente, sono sicura che tra le vostre amiche c’è un’altra principessa, un po’ con le batterie sempre scariche quando servirebbero al 100% e un po’ con la testa troppo tra le nuvole: fate anche a loro un super regalo quest’anno, un unicorno con la criniera arcobaleno!
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