Tanto tempo fa (ma proprio tanto eh, ormai si parla di una mano completa, ma fatta da lustri anziché dita) c’era una bambina che viveva in una casetta, circondata dal verde. Somigliava proprio tanto a quella di Anna dai capelli rossi (il cui titolo, nella versione originale “Ann of green gables” rimanda proprio alle tegole del tetto color verde), e in effetti era pure “in zona”, essendo giusto un po’ più a nord sulla carta geografica.
Era molto ma molto simile a questa, per intenderci (Flickr)
La bambina aveva l’età che ha ora la mia Costanza, stessi capelli biondi, solo un po’ più spaghettosi e stessi occhioni grandi, solo più scuri. La mattina, appena sveglia, correva alla finestra perché sapeva che fuori, di fianco all’orto, viveva uno scoiattolo che si svegliava presto come lei. Era il classico chipmunk: Cip e Ciop insomma, e aveva anche lui una casa di legno, anzi di legna.
Foto da Flickr
Aveva costruito la sua tana, infatti, proprio dentro la catasta per il camino. Da bravo mattiniero, come solo animali e bimbi piccoli sanno fare (sigh, altro punto in comune) si faceva scorgere -o almeno la sua lunga coda svolazzante- solo a certi orari e lo spettacolo valeva bene un’alzataccia, secondo la bimba (probabilmente gli adulti avevano tutt’altra opinione, ma tant’è…). Probabilmente da questo derivava la mia fissazione infantile per questi cosi malefici:
i mitici “ciuffettini” di Lady Lovely, i chipmunks “pop”
Ogni anno poi, proprio nello spiazzo davanti, si teneva la fiera del bestiame. Quelle interminabili file di zampe di cavalli e mucche sembravano alte e nodose come dei baobab e imponenti come colonne di un tempio dorico, viste da sotto il metro.
sempre Flickr
Sono ancora stra-stra convinta che, tornata in Italia non ero mai ammalata per via degli anticorpi fatti in quella casetta in Canadà. Infatti, un po’ come ne “il ragazzo della via Gluck” anche io sono andata a vivere in città, lontana mezzo globo. Ma mi è rimasto, insieme ad una casetta giocattolo troppo ingombrante per essere portata in aereo in Italia (e regalata alla bimba dei vicini) e alla passione per i cottage, un retaggio molto forte, pur sopito sotto le ceneri della vita di città. Ogni volta che sto nel verde, mi sento rifiorire: come una piantina, trapiantata in una serra, che di colpo torna a respirare a pieni polmoni l’aria frizzante ed erbosa del giardino e a godere del tepore solare, non più intrappolato dai vetri. Da mamma mi sono sradicata di nuovo: adesso sono in una situazione intermedia dove la grande città è a due passi ma non incombe fino a risucchiare tutte le energie vitali sotto una coltre di cemento. Forse è la soluzione migliore: idealmente sogno ancora la cascina circondata dalla lavanda, ma più concretamente apprezzo i vantaggi del grande centro. Allora? Tutto questo per dire che niente, tanto per cambiare non sono ancora soddisfatta e se per me stessa accantono i desideri, non è lo stesso per i miei figli. Per loro vorrei davvero, non dico una fattoria 365 giorni l’anno, ma almeno un giardinetto dove godersi le belle giornate. Credo che valga la pena mettersi a tavolino e dare forma alla trasfusione di un sogno, all’interno del barattolo della vita quotidiana. Perché la quotidianità, senza un pizzico di magia, uccide, ma anche i sogni lasciati correre senza briglia rischiano di vagare per sempre, inafferrabili e irrequieti ad incupire i nostri giorni.
Voi avete un sogno nel cassetto ancora irrealizzato ma che vorreste tirar fuori?
5 Comments
[…] una casetta con il giardino. Ne ho parlato, caso ha voluto, proprio il mese scorso qui. Credo sia un retaggio che mi viene dagli anni in un cottage canadese, ma credo che un angolino […]
[…] di aver lasciato la casetta delle bambole gigante alla vicina di casa (come vi avevo accennato qui, uno di quegli eventi melodrammatici, degni di una puntata di Remì o Candy Candy -.-”) e i […]
La casa nella prateria, a dirla così mi pare un sogno ma so già che dopo due ore mi mancherebbe poter prendere il latte a 2 metri da casa 😉 anche noi siamo per le “vie di mezzo” e appena possibile tutti in viaggio!
eh sì siamo troppo abituati alle comodità per tornare alla natura in modo radicale…ma penso davvero che alzi tantissimo la qualità della vita, starci almeno a contatto costante 😉
[…] ho l’animo bucolico, lo sapete. Mi piace la botanica e mi piace un sacco tutta quella roba fricchettona da Casa nella Prateria o […]