In tempi di contentini renziani (che le fanno pure girare a manetta quelle povere disgraziate che magari hanno partorito il 31 dicembre 2014 o giù di lì -tipo me), ritengo sia indispensabile ripartire proprio dall’abc, dalle basi, in tema di lavoro femminile e di maternità. Che le due feste siano a ridosso, appare quasi beffardo, se pensiamo che non c’è niente di più tristemente vero della ben nota citazione [Tweet “”la mamma? Ah sì quella che fa il lavoro di 20 persone gratis””]
Infatti in un Paese come il nostro, in cui la natalità cola sempre più a picco, non si può pensare che sia un problema né solo culturale, né solo politico. Sono due questioni strettamente legate: da un lato, basta ascoltare i discorsi in giro per capire che chi decide di formare una famiglia deve scontrarsi con, da un lato lo Scilla di chi ti ritiene quasi un incosciente a mettere al mondo altri esseri umani, vista LA CRISI (ormai una specie di fanta-scusa per fermare qualsiasi tipo di iniziativa, che sia assumere un giovane, aprire un negozio, cambiare casa…c’è crisi, che sei matto?). Dall’altro il Cariddi del sistema italiano, oggettivamente quanto di più deterrente per una giovane coppia. Allora? Spetta a noi avere coraggio in un frangente così duro, a noi semplici cittadini che borbottiamo all’ennesimo ritardo burocratico o che ci sentiamo fessi nel comportarci in modo onesto, visto che tutti fanno i furbi. Ripartiamo da una maggior fiducia e consapevolezza che, alla lunga, siamo noi a forgiare le istituzioni, e che avremo fatto la nostra parte se sapremo essere un buon esempio per la collettività che aspiriamo a trasformare, a volte basta poco per essere trascinanti!
Ecco allora che in occasione di questa doppia festa vorrei lanciare un’iniezione positiva a tutte le mamme che si sono viste lasciare a casa dopo un figlio (subdolamente o apertamente), a tutte quelle che per non perderlo rinunciano ad una parte così bella e fondamentale per noi donne, a tutte quelle che lavorano, ma a casa, e si sentono pure dare delle mantenute quando reggono la baracca e nessuno vede certi loro bocconi amari. Vorrei poter dire a loro, e a chi di dovere, che una mamma non ha qualcosa in meno, ma una marcia speciale e che i nostri figli ci danno ispirazione, forze e un surplus di capacità che altrimenti forse sarebbero rimaste “in sonno”.
Quindi, cari datori di lavoro, cari selezionatori, care aziende e uffici, eccovi 9 motivi per cui assumere una mamma non significa solo ferie e permessi in più da elargire, ma un master “immateriale” nelle cosiddette soft skills o “competenze trasversali”.
- Una mamma è più multitasking della Dea Kalì: quando ha dei bimbi impara a gestire contemporaneamente più progetti di Michelle Obama. Vi assicuro che poco importa se si tratti delle sorti dell’universo o delle giornata di una famiglia, magari numerosa. Se riesce ad incastrare gli impegni di tutti, saprà gestire l’agenda di un ufficio con lo schiocco delle dita.
- Una mamma, fin dal primo bagnetto del neonato-cambio di pannolino, acquisisce un super potere di problem solving che farebbe invidia ad un supereroe della Marvel. Liquiderà una rogna burocratica con la rapidità di un ninja giapponese.
- Una mamma, fin dal postpartum, capirà che non si va da nessuna parte se non giochi in team e se non sai delegare. Ha ben presente, sulla sua pelle, che il delirio di onnipotenza da adolescentello è un’illusione e che se non si suddividono i compiti, qualunque impresa, familiare o multinazionale che sia, ha le ore contate.
- Una mamma possiede, di norma, una rara consapevolezza di sè. I nove mesi di attesa sono anche un lavorio istintivo su sé stessi in cui non di rado si fa pace con conflitti irrisolti a livello emotivo e personale. Questo fenomeno è descritto come una sorta di gestazione nella gestazione e probabilmente è un processo che la natura favorisce proprio per garantire una maturazione a colei che, ben presto, dovrà prendersi cura di un esserino indifeso e farlo sopravvivere nella giungla che lo attende.
- Una mamma, per collegarci al punto 4, è spesso particolarmente empatica e tende a prendersi a cuore maggiormente quello che fa. Passata la botta ormonale delle prime settimane (in cui somiglia più ad un serial killer), sarà più disponibile verso il suo prossimo, all’ascolto, rispetto ad una giovane, con le dovute eccezioni del caso.
- Sempre in tema nipponico, una mamma in ufficio sarà, nel 99,9% dei casi, completamente ZEN. Visto il campo di battaglia domestico, sul lavoro sfodera il sangue freddo che è la summa di uno spietato lupo di Wall Street e un gangster di New York.
- Una mamma non conosce minimamente il pelo sulla lingua, ma allo stesso tempo sa essere anche estremamente diplomatica. Le critiche del parentado o le frecciatine della pediatra che ti vogliono stroncare l’ego materno se il bimbo cresce 20 grammi in meno della media? Un banco di prova straordinario per imparare a coniugare felicemente queste due qualità senza che l’una prevalga troppo sull’altra.
- Una mamma ha, per forza di cose, un orientamento all’obiettivo fortissimo. Sa che se non è lei, al fin della fiera, a svolgere certe mansioni in casa, non arriverà nessun folletto che aggiusta le scarpe di notte. Ha la determinazione di una tigre nel perseguire “il meglio” per la sua famiglia e non faticherà a trasmigrare una simile attitudine ad un lavoro che la appassioni.
- La creatività. Non ci crederete, dato che per molti la mamma è considerata alla stregua di una desperate housewife anni ’50, ancora oggi nell’era digitale. Sarà quindi una sorpresa se sostengo che la maternità, sì, sviluppa in maniera incredibile la creatività, il cercare nuove strade. La maternità, come nient’altro nella vita, apre al futuro, all’innovazione (in fondo genera proprio una nuova vita, ma non vale “solo” per il bimbo, bensì anche per la mamma stessa che rinasce ogni volta nuova!). Quante sono, in rete, le storie di decine, centinaia, di mamme che si reinventano dopo un figlio? Che plasmano startup, che si gettano in un progetto, ad esempio un e-commerce, in cui non si sarebbero forse mai “buttate”, senza lo stimolo di un figlio. Non sto a portarne gli esempi, basta davvero aprire Google per trovarne a piene mani e io ho la fortuna di conoscere personalmente diversi esempi di donne di successo, appagate, proprio perché hanno saputo rendere i propri figli uno stimolo a qualcosa di migliore, ANCHE sul lavoro, che non lo hanno vissuto per prime come un limite al resto della propria vita.
Per chiudere, credo che in tema di crisi, niente lo rappresenti meglio di un figlio: una madre è passata attraverso questo tunnel straordinario, si è buttata senza rete verso l’ignoto. E ne è riemersa, più forte. Crediamoci sempre, mamme, non permettiamo a nessuno di strapparci questa magnifica consapevolezza. Tanti auguri!!
4 Comments
[…] (e qui voglio dirlo a caratteri cubitali) PIU’ IN GAMBA, anche nella vita pratica, come ho sottolineato spesso qui nel […]
Post verissimo e veritiero, dovremmo essere mamme noi a combattere queste situazioni, credere in noi stesse.
grazie di essere passata Arianna! io credo che sia un problema sui due fronti infatti…per questo è duro da combattere, ma possiamo contribuire nel nostro piccolo al cambio di passo. un bacio 🙂
[…] che sentivo da tanto. Non a caso avevo scritto, proprio poco prima di imbattermi in queste idee, un articolo che sembra averne preso spunto, […]