Rimedi e medicinali omeopatici e naturali per facilitare gravidanza e parto come Pulsatilla Caulophyllum, Cimicifuga, Rescue Remedy, Moxa: la mia esperienza.
Ho la fortuna di aver avuto 4 gravidanze che -ad esclusione della posizione podalica del mio primo figlio Lorenzo- sono state a dir poco splendide. Ho goduto praticamente sempre di uno stato di generale ottima salute, in alcuni casi (la terza gravidanza ad esempio), addirittura con un livello di energia superiore al normale.
Premesso questo, ovviamente non sono stata immune da fastidi , sbalzi ormonali e condizioni, seppur fisiologiche, davvero antipatiche come anemia, candida, nausea e reflusso ecc.
La differenza tra l’avere anche una semplicissima influenza stagionale al di fuori dei 9 mesi e durante è però che molti medicinali possono avere effetti collaterali pericolosi per le mamme e per i piccoli ospiti nel grembo.
Quali farmaci posso assumere in gravidanza?
E’ uno dei crucci che capitano prima o poi a tutte, anche le più fortunate.
E’ stato proprio in questo periodo magico ma delicato che per la prima volta ho avuto esperienze legate a cure naturali e omeopatiche.

Il primo in assoluto è stato l’utilizzo della Moxa, dei sigari di erbe (moxa, conosciuta da noi come artemisia), tecnica dell’antica medicina cinese per stimolare il rivolgimento del bambino podalico: questo metodo mi era stato consigliato direttamente dall’ospedale dopo l’ecografia di accrescimento in cui Lorenzo era ancora comodamente seduto in poltrona e non voleva saperne di muoversi verso l’uscita.
Nel mio caso ricordo bene che durante le “sedute”, il signorino si agitava e si spostava ma avvertivo chiaramente che, arrivato con la testa oltre un certo punto sul lato, tornava caparbiamente alla posizione di partenza evitando la “capriola”.
Rifarei la Moxa? Come vi dicevo già qualche tempo fa in un post dedicato alla questione “bambino podalico“, probabilmente sì perché è stato totalmente indolore e senza controindicazioni e, anche se non ha portato al risultato sperato, ho potuto testarne comunque un certo grado di efficacia. Trovo comunque sensato ricorrere, prima di azioni più “invasive” (io ho poi tentato la manovra di rivolgimento, anche quella -ahimé- infruttuosa) a rimedi naturali come questi, segnalati tra l’altro dallo stesso reparto ospedaliero.
Poco dopo l’ecografia, sarà stato anche lo stress e l’agitazione che mi aveva messo l’ipotesi cesareo prospettata dal medico, ho iniziato ad avere episodi di contrazioni con conseguente inizio di dilatazione passiva. La ginecologa mi ha messa a riposo per 2 settimane: in quel periodo in cui praticamente ho sperimentato a 27 anni le sensazioni di una novantenne allettata e accudita, ho avuto modo di farmi del male via internet, complice la noia. Ho iniziato a leggere forum e blog a tema gravidanza e a cadere nel trappolone del googlare ricerche quali: “come avere un travaglio meno doloroso”, “travaglio più corto” o “quanto fa male partorire”.

Durante una di queste ricerche (date retta a me, NON seguite il mio pessimo esempio!) mi sono imbattuta in alcuni medicinali omeopatici che in molte consigliavano (ne parlava bene anche l’ostetrica del corso preparto che ho poi fatto durante la seconda gravidanza): PulsatilIa Caulophyllum e Cimicifuga.
Questi medicinali omeopatici favoriscono sia una maggior serenità fisica e psichica della gestante (e io decisamente ero sprofondata in uno stato di negatività che sono convinta abbia influito sul restare podalico di Lorenzo) e soprattutto stimolerebbe l’apertura spontanea del collo dell’utero, aiutando le contrazioni “buone” e velocizzando quindi la dilatazione.
Chi mi conosce sa che io sono della filosofia: “meglio intenso ma breve che leggero ma prolungato”, ecco perché questi medicinali sembravano fare proprio al mio caso.
Ho seguito abbastanza scrupolosamente le indicazioni sull’assunzione dei granuli, la forma farmaceutica di cui sono costituiti i tre medicinali ma ovviamente essendo finita in cesareo, ho dovuto aspettare la seconda volta per poter capire se funzionasse o meno. Ora, non posso ovviamente dare il merito all’Apermus ma con Costanza ho partorito in tutto (travaglio e spinte) in un’ora e mezza: come primo parto vaginale, decisamente veloce e invidiabile, anche se penso ci sia anche un fattore genetico, dato che mia mamma e le mie zie hanno sempre avuto tempistiche simili. Ad ogni modo, i medicinali omeopatici sono totalmente privi di effetti collaterali o rischi, per cui anche qui: sì, lo consiglierei, specie al primo parto in cui effettivamente i tessuti sono più rigidi e si arriva meno preparate psicologicamente con la paura dell’ignoto.
Altro rimedio è il Rescue Remedy, una miscela di 5 fiori di Bach, consigliata soprattutto per l’aspetto emotivo e infatti assunto anche nel primo trimestre (per gestire un pochino meglio i frequenti timori legati al rischio di aborto spontaneo) ma molto valido in particolare nel delicato momento del post partum, proprio per questa fase veniva suggerito dall’ostetrica.
In questo caso ammetto che non sono stata molto diligente nell’assumerlo: il primo post partum per me è stato davvero un trauma, molto più della gravidanza in sé, e ha scombussolato tutto, compreso il mio essere metodica e ordinata. Non so quindi se, ad essere stata più costante, mi sarei risparmiata o almeno alleviata, la tempesta emotiva che ho patito soprattutto i primi 2-3 mesi con Lorenzo.
Ad ogni modo, credo ci siano dei disturbi non gravi ma magari ricorrenti e sgradevoli in cui valga davvero la pena di tentare soluzioni meno invasive possibili, soprattutto in gravidanza dove, oltre al paracetamolo, si può ricorrere davvero a ben poco. Può essere un ottimo momento per approcciarsi a questo mondo che supporta molto le donne in tante fasi della vita: anche l’adolescenza o la menopausa, periodi critici, possono risultare meno complicati grazie a questo accompagnamento naturale.
Ulteriori fonti utili:
Esperienza di ginecologhe che consigliano l’omeopatia
No Comment