Recentemente ho discusso con amiche blogger sul tema “brand ambassador”, che ancora genera molta confusione anche tra gli “addetti ai lavori”.
Qualcuna critica le modalità di “ingaggio” poco chiare, altre presuppongono la “malafede” del brand (e anche delle Ambassador, che logicamente “non sputano mica nel piatto dove mangiano”).
Ma perchè tanta confusione? Facciamo un po’ di chiarezza.
Io sono, oltre che blogger, anche Brand Ambassador di due realtà: Brums e le Terme Margherita di Savoia.
Per cui posso parlare per entrambe le categorie e credo valga la pena scrivere cosa c’è “dietro le quinte” e spiegare perché essere Brand Ambassador sia molto diverso che collaborare una tantum con un brand.
Se un blogger è serio e trasparente, a prescindere non collabora con aziende non in linea con i propri valori o gusti personali: il pubblico non è mica fesso e capta lontano un miglio le collaborazioni che “stridono”. Trovo abbastanza inquietante vedere blog che inneggiano al bio e poi ai 4 salti in padella contemporaneamente, ma tant’è. Non trovo valga nemmeno troppo la pena dilungarsi, sono autogol che si fanno per mille motivi: inesperienza, “fame” (non me ne vogliano i food blogger, sono le 8 del mattino, evidentemente è ora di colazione!), oppure poca lungimiranza e “vision”.
Senza questa “vision”, a lungo termine e a tutto campo, non ha senso una collaborazione come blogger ambassador. Si potrà scrivere un post sponsorizzato se “ci piacciono i prodotti”, ma nient’altro. Una sveltina, insomma.
Ma per essere un Brand Ambassador ci dev’essere un feeling più profondo
Un innamoramento, almeno una cotta, porca miseria.
E questo, tradotto in termini “digital” significa che i contenuti scritti per un brand devono essere molto, e dico molto vicini a quelli spontanei. Si coglie nell’atmosfera dell’articolo: io non amo scrivere post che descrivono i prodotti solo come una recensione, cerco sempre di dargli il mio tocco personale e un tono “narrativo”. Io scrivo così sempre, di mio, e lo faccio a maggior ragione in qualità di Ambassador.
In questa ottica, per un brand e un blogger che vogliano stringere un vero e proprio sodalizio continuativo, il primo criterio dev’essere SEMPRE questo fit, questo match perfetto tra i propri valori e immagine. I numeri per un post sponsorizzato hanno un senso, per un Brand Ambassador molto meno, per come la vedo io. Sono un fattore, ma non certo il primo e forse nemmeno il secondo-terzo.
Purtroppo questa mentalità è ancora più all’arrembaggio che le sponsorizzazioni: le aziende nello scegliere un Ambassador pensano ancora “prendo quella con più followers”. Peccato che non funzioni così: un Ambassador con milioni di follower ma poco credibile può danneggiare persino, anziché aiutare la strategia digitale dell’azienda.
Penso al caso della Ferragni che sponsorizzava la Minusey e ha fatto un tremendo scivolone con un parka bordato di pelliccia vera.
Sia lei che il brand hanno ricevuto moltissimi attacchi e critiche: ok il “purché se ne parli” (che comunque, detto tra noi a me fa molta tristezza: vuol dire non saper ricorrere ad altro di positivo e dover ripiegare su simili mezzucci infimi per farsi “pubblicità”), ma io sarei molto cauta nel valutare positivamente una simile campagna.
Inoltre, se è vero che un Ambassador ha una serie di “esclusive” e “privilegi”, ha anche dei doveri, delle restrizioni nei confronti di diversi competitor.
Quindi prima di ragionare sul discorso di Ambassador, bisogna domandarsi se ha senso precludersi altre attività.
Insomma: per ricapitolare
- Un brand Ambassador è diverso da un blogger che viene scelto una tantum per scrivere di un prodotto.
- Non deve essere “solo” bravo a scrivere e onesto coi lettori
- Deve avere un particolare feeling con immagine e valori del brand, al punto da “incarnarli” e accettare da questo rapporto più profondo quello che ne consegue: privilegi e restrizioni comprese.
- Questo trascende le altre metriche, compresi i numeri e la qualità del lavoro (che è inclusa, ma non “basta”)
Essere Ambassador è quindi qualcosa di forte: l’ho paragonato ad un fidanzamento, rispetto alla “botta e via”.
Questo post non vuole essere esaustivo, ma uno spunto di riflessione con elementi che spesso non si considerano nel loro insieme.
E voi come la pensate? A me dispiace sinceramente cogliere diffidenze e confusioni in merito e spero di avervi dato un punto di vista diverso. Ditemi la vostra!
5 Comments
Anche io ho letto la polemica ma sinceramente la trovo assurda. Hai spiegato benissimo il termine e permettimi una cosa. Forse questa cosa delle sponsorizzazioni sta sfuggendo un po’ di mano. E te lo dice una copywriter che quando accetta un cliente e un lavoro non lo fa solo e principalmente per i soldi.
Il concetto di ambassador, per quanto mi riguarda, era ed è molto chiaro (anche se nella mail non era ben specificato in termini di impegno e retribuzione). La modalità di ingaggio sicuramente non era priva di fraintendimenti (dato che siamo state diverse ad aver avuto dei dubbi). Tu sei stata scelta senza casting per dire…quindi evidentemente ci sono tante altre modalità per valutare se un Blogger interpreti la filosofia di un Brand (e ci sono! Tu ne sei l esempio… è sei perfetta per brums). Detto ciò, io sono per il vivi e lascia vivere. Per me uno può scrivere sempre gratis e sempre a pagamento. Uno sceglie ciò che crede meglio per sé. Questa è la sola cosa importante. 😉
Ilaria non mi riferivo a te, tu hai dato il via alla discussione ma ho visto che ci sono molti aspetti migliorabili da entrambe le parti e ho pensato di scrivere un post perché in effetti non se ne parla molto ed è normale ci siano fraintendimenti e dubbi…anzi grazie è stato uno spunto per parlare di questa realtà ☺
Ho seguito la discussione, ma non sono intervenuta.
In generale, io non scriverei mai un post (e mi pare fosse più di uno) così mi scelgono e nel frattempo io cmq pubblicizzo gratuitamente quel brand. Così come, quando mi contattano delle aziende che chiedono di fargli un lavoro di prova per valutarmi (un lavoro tecnico che richiede materialmente ore, se non giorni) , rispondo che non mi interessa perchè so che quel lavoro a loro torna cmq utile e il mio lavoro si paga.
Poi va beh, i post sponsorizzati io ormai non li leggo più perchè in molti casi sono ridicoli, ma questa è un’ altra storia 🙂
Sì ma continuo a pensare che le semplici sponsorizzazioni ed essere Brand Ambassador seguano logiche diverse. Sulle sponsorizzazioni una tantum la penso come te.