Il Trentino per famiglie non è solo montagna: perché vale la pena scoprirlo
Se mi seguite su Instagram (e se ve lo siete perso, QUI le stories con molti mini video sul posto), avrete notato che abbiamo fatto, proprio in apertura della scorsa stagione natalizia, un bellissimo weekend in 5 in una delle regioni d’Italia più family friendly in assoluto, il Trentino.
Io vengo da una famiglia in cui le scelte delle vacanze estive erano praticamente sempre Trentino o Toscana: in queste due regioni mi sento particolarmente a casa e torno indietro nel tempo. Ragion per cui, quando ho ricevuto l’invito del Muse a trascorrere due giorni alla scoperta delle ultime novità per le famiglie, non me lo sono fatto ripetere due volte e siamo partiti pieni di entusiasmo.
Il motivo? Pur conoscendo piuttosto bene i dintorni, non avevo ancora avuto l’occasione di portare il piccolo trio ad uno dei musei che fin da subito aveva catturato la mia attenzione e fantasia e perché volevo riscoprire Trento come città, non solo come base d’appoggio per escursioni in alta quota.
Comincio col dirvi che Trento ha conquistato veramente tutti: i bambini non volevano più andarsene dal Muse, il papà era entusiasta dell’aspetto…gastronomico in particolare e io ho avuto anche la mia piccola gratificazione come appassionata di storia, insomma, non poteva proprio andare meglio e siamo tornati a casa riposati nonostante le mille attività, perché non c’è niente da fare, le zone montane trasmettono pace e riconciliano con il mondo.
Ma adesso partiamo col racconto della nostra avventura: per chi come me viene dalla Lombardia, Trento è una meta molto abbordabile anche dal punto di vista logistico: sia che veniate in treno come noi (per una volta anche il papà aveva diritto al relax assoluto!), sia che scegliate la macchina, il tutto è molto fattibile anche con una piccola truppa come la nostra, senza particolari disastri .
Se avete in programma il Muse e il castello insieme ed avete solo 2 giornate, vi consiglio di cercare di alloggiare in una zona centrale. Noi siamo stati al Grand Hotel Trento e ci siamo trovati benissimo: oltre ad essere letteralmente di fronte alla stazione e a due passi sia dal centro storico che dal castello, avevamo due camere comunicanti che erano di fatto come un mega appartamento: comodissimo se avete 3 o 4 figli.

Giorno 1. Trento dell’innovazione: il Muse
Per andare al Muse dall’hotel, se la giornata è bella, sono circa 15-20 minuti di passeggiata, quindi fattibilissimo: il giorno della nostra visita piovigginava e quindi abbiamo optato per il taxi.
Una volta arrivati abbiamo subito iniziato la nostra giornata speciale accolti e coccolati come ospiti dalle ragazze dello staff che ci hanno offerto la colazione nella nuovissima area Maxi Ooh! progettata come un percorso sensoriale per i più piccini (fascia 0-5 anni): in ogni zona dell’ambiente si scopre qualcosa (che fa esclamare davvero ooh!). E se dopo aver saltellato nelle bolle con le mille attività, i piccoli si sentono un po’ stanchi, ci sono delle tende molto cocoon e la zona libri per rilassarsi prima di rituffarsi nelle emozioni delle altre zone del museo.


Oltre allo stupore dei piccini, devo dire che anche per noi adulti entrare nella splendida struttura ecosostenibile (progettata da Renzo Piano per riqualificare l’area dismessa dalla chiusura della Michelin) è una grandissima emozione. Il Museo è infatti un vero gioiello architettonico, in cui la luce accoglie e accompagna i visitatori, come a voler facilitare e rendere più dolce l’esperienza e la scoperta della scienza e della tecnica.

Vi sarà sicuramente capitato di vedere l’iconico scheletro di balena dell’atrio, che attraversa con la sua mole praticamente tutta la zona centrale dei primi due piani e che attira gli sguardi da tutte le direzioni: è solo l’esempio più vistoso di tutto l’allestimento zero gravity, ossia un concetto innovativo in cui le teche tradizionali cedono il posto a cavi d’acciaio che tengono in sospensione i manufatti esposti, donando all’insieme un’impressione di leggerezza e ariosità che personalmente non mi era mai capitato di ammirare in un risultato così bello.

Dopo la colazione al Maxi Ooh! siamo passati subito al piano interrato che è dedicato alla preistoria e alla Serra tropicale: qui la piccola comitiva di bimbi ha potuto, grazie alla realtà aumentata del piccolo dispositivo in dotazione e all’entusiasmo di Luana, la nostra guida, ammirare per ogni scheletro e fossile di dinosauro, la versione “in carne ed ossa” e in movimento.

Una modalità interattiva strepitosa che ha divertito e coinvolto tutti i piccoli visitatori, a dimostrazione che la tecnologia può essere un valido aiuto per veicolare argomenti ben più utili e didattici di un videogioco sparatutto!
La Serra tropicale ricrea l’ambiente delle foreste pluviali: io sono stata nel Parco nazionale di Khao Sok in Thailandia e posso dire che l’effetto di caldo umido e della vegetazione è davvero impressionante, i bambini si divertiranno a fare cucù dalle foglie giganti o a sbirciare tra i rami per cogliere il frullìo d’ali di qualche uccello esotico.
Al secondo piano del Museo abbiamo apprezzato tutti moltissimo il modellino interattivo che spiega ai bambini il funzionamento delle briglie, un sistema artificiale per evitare le alluvioni nelle valli di montagna: attivandole possiamo vedere l’effetto protettivo rispetto alle case, mentre disattivandole, si tocca con mano il disastro che devasta il centro abitato. E’ stato particolarmente emozionante, essendo da pochissimo passata l’emergenza che ha distrutto un milione e mezzo di metri cubi alberi, di cui 600.000 solo nella zona di Cavalese (tra le val di Fiemme e di Fassa), cioè proprio il paese delle mie estati dell’infanzia. Nonostante la sciagura, il popolo trentino è di tempra robusta come le sue cime e reagirà aiutando la natura a riprendersi, ne sono più che sicura.
Dopo tante avventure, il languorino ha iniziato a farsi sentire: noi siamo andati a pranzare dal Marcante, un locale storico, risalente al 1758. La comodità è che basta attraversare la strada rispetto al Muse ma se avete tempo, dopo mangiato potete fare due passi nel quartiere nuovo Le Albere sempre progettato secondo standard ecologici e con una vocazione innovativa e un’anima culturale (sono presenti la biblioteca e, sempre nella struttura del Muse, i laboratori di ricerca scientifica, che sono visibili anche ai visitatori esterni grazie alla struttura in vetro).
Al ristorante vi consiglio di degustare i taglieri di salumi (in particolare la carne salada è una prelibatezza da leccarsi i baffi, possibilmente come noi accompagnata da un bel brezel o da pane e focacce appena sfornate) e se fa freddo, l’ottima zuppa calda orzotto è un altro piatto che mi è piaciuto particolarmente. Per dolce non poteva mancare un bello strudel come da tradizione, ma anche gli altri dolci che abbiamo assaggiato sono un ottimo fine pasto.


Back to Muse!
Tra i tanti laboratori che potete scegliere, particolarmente apprezzato da grandi e piccini è il planetario che insegna come scrutare lo spazio alla ricerca delle costellazioni. Lorenzo è appassionato di astronomia e io lo consiglio soprattutto per bambini dagli 8-9 anni in su così come per noi genitori, eravamo tutti con gli occhi e il naso insù. Per gli eventi e i laboratori, così come per le mostre temporanee potete consultare il sito che riporta il calendario di appuntamenti.
Un’altra “chicca” che diverte tantissimo i bambini è l’iniziativa “Museo con lo zainetto”: alla biglietteria potete infatti chiedere per 3 ore un coloratissimo zainetto con lente d’ingrandimento, binocolo, un diario di viaggio, astuccio, matite colorate e metro per giocare a fare gli esploratori. Noi lo abbiamo usato soprattutto dopo il planetario e prima di andare alla scoperta degli ultimi due piani: nel primo, abbiamo scoperto l’habitat del bosco con i suoi animali e come cambia in base alle stagioni e l’ultimo con il ghiacciaio che ha ghiaccio vero, i bambini si sono divertiti moltissimo quando lo hanno toccato…brr.

Oltre al percorso espositivo, una zona che ha fatto davvero impazzire i bambini, che non volevano più staccarsene, era quella con i giochi legati agli esperimenti di fisica, in cui si toccano con mano gli effetti della gravità, della levitazione e di tantissimi altri fenomeni scientifici vissuti come esperienza ludica. Devo ammettere che alcuni erano davvero magnetici e mi sono divertita tantissimo a giocarci con i bambini.
Dopo la nostra giornata al museo, passando per il giardino siamo andati direttamente a piedi in centro, passando per i mercatini natalizi appena inaugurati e perdendoci nelle magiche viuzze storiche illuminate fino ad approdare al Muse Social Store, il nuovissimo progetto del Muse, in collaborazione con la Società Cooperativa Progetto 92, affiancata dal Forum delle Associazioni Familiari del Trentino, dalla Fondazione De Marchi e dall’Ecomuseo dell’Argentario volta ad offrire uno spazio e un progetto di inclusione per categorie svantaggiate, tra cui laboratori e vendita di prodotti originali, sostenibili ed educativi.



Dopo quest’ultima puntatina abbiamo fatto un altro mini giretto in centro godendoci l’atmosfera natalizia e finalmente andando a cena al Forst, un locale semplicemente fuori dal tempo, con il personale in costume tradizionale e le sale decorate , dei menu tipici trentini a dir poco spettacolari: se siete in cerca di un’esperienza che è un tuffo nella storia locale (è aperto dal 1906) questo è il posto giusto. Ah plus: Ale ha ronfato tutta la cena sul divanetto, perfetto per bimbi stanchi dalla giornata con mille emozioni.
Giorno 2. Trento storica: il castello del Buonconsiglio
Se avete il giorno pieno vi consiglio di fare un ulteriore salto al Muse, che per forza di cose in un giorno è leggermente sacrificato, altrimenti potete iniziare ad assaggiare la Trento storica, sempre di fianco al museo, ammirando il bellissimo Palazzo delle Albere, una splendida testimonianza cinquecentesca dello splendore del periodo della Controriforma, con Trento sede del Concilio che prende il suo nome. La leggenda vuole che esistesse un cunicolo sotterraneo che univa il palazzo proprio al castello, per permettere il passaggio dei principi vescovi lontano da occhi indiscreti.

La tappa obbligata è il Castello del Buonconsiglio, sede di una mostra che ne descrive la storia attraverso le epoche. Per chi è appassionato di castelli, segnalo la possibilità di acquistare un lasciapassare cumulativo per altri 4 castelli, al costo di 20 euro anziché i 32 dei singoli accessi e spendibile entro un anno. Gli altri castelli sono Castel Thun, Castel Beseno, Castello di Stenico, Castel Caldes.
Se siete in zona a fine giugno, tenete d’occhio il calendario di eventi perché vi potrebbe capitare la fortuna di imbattervi nel Gran Ballo Asburgico: per un giorno il castello torna ai suoi fasti ottocenteschi e potreste incrociare Franz e Sissi!
Il castello in sé è una vera meraviglia: un mix di linee austere e gentili allo stesso tempo e un susseguirsi di affreschi, colonne aggraziate, cortili dall’atmosfera rarefatta, decorazioni.



Se non avete (ahimé!) tantissimo tempo a disposizione per soffermarvi su mostre ed esposizioni, concentratevi sull’imperdibile Torre dell’Aquila che ospita lo spettacolare Ciclo dei Mesi, un gruppo di affreschi tardo medievali in stile gotico, attribuiti a scuola boema.

L’audio guida vi permetterà di cogliere le simbologie iconografiche e di fare un vero e proprio salto indietro di secoli, nelle abitudini di vita sia contadina che cortese del periodo. Da notare l’assenza di scene troppo macabre o grottesche (invece piuttosto diffuse all’epoca), e quindi perfetto anche per i piccini più sensibili: Lorenzo che aveva già l’età giusta ha ascoltato rapito per tutto il tempo i racconti e le descrizioni della vita medievale e, da bravo appassionato di record e curiosità, ha apprezzato molto il mese di Gennaio, la prima rappresentazione di una vera e propria battaglia a palle di neve, irriverente e spensierata, tra dame e cavalieri!
Dopo un pranzetto e un ultimo giro per le vie del centro, ci siamo incamminati verso la stazione, tutti e cinque a malincuore perché ci ricorderemo a lungo questo magnifico weekend trentino, a misura d’uomo ma soprattutto di famiglia!
Se le nostre avventure vi hanno ispirato per un viaggio simile, sappiate che il Muse ha un pensierino per tutti voi che mi leggete:

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