La Tuscia: una gita bellissima in giornata che in pochi fanno e conoscono (soprattutto chi viene da “fuori” e non è di Roma) è quella che porta alla scoperta di questo territorio straordinario e ancora genuinamente rurale.
Io ho avuto la fortuna di conoscere la zona, ancora fuori dalle rotte del turismo di massa (a differenza della vicinissima Toscana), ai tempi dell’Università, quando ho svolto il mio tirocinio a Blera, piccolissimo comune in provincia di Viterbo, frazione di Vetralla. L’allevamento e l’agricoltura qui ancora danno forma alla vita e all’aspetto dei luoghi (anche se, ahimè, la globalizzazione inizia qua e là a far capolino in modalità stridenti e maldestre) e non è difficile imbattersi ancora in piccole pizzerie al taglio dove la mamma lavora tenendo nel retro i bambini che fanno i compiti e di tanto in tanto aiutano facendo pure cassa senza grossi scandali.
Qui vi racconto il nostro itinerario, ma ovviamente ci sono posti famosi come Bomarzo (credo che qualunque scolaresca laziale ci sia stata prima o poi!) e tanti altri che qui non citerò (ma potete sbirciare qui ).
Nei giorni scorsi sono stata tre giorni -scarsi- a trovare la mia famiglia per le feste e ne abbiamo approfittato per una piccola gita, complice il tempo incredibile per il periodo (sembrava settembre o aprile!).
Siamo partiti quindi da Roma io e mia mamma con al seguito Lorenzo e Costanza. Avevamo l’idea di fare una puntatina alla mistica Civita di Bagnoregio, che avevo sentito avere il presepe vivente più bello d’Italia, ma oltre a questo, pensavamo semplicemente di gironzolare perché i borghi sono uno più bello dell’altro!
Perché vale la pena andare in Tuscia in tre punti:
- In pochissimi Km trovate una varietà di natura impressionante: montagna (i monti Cimini e i suoi paesini immersi nei boschi), lago (il lago di Bolsena), mare (Montalto di Castro e dintorni). Ovviamente il tutto circondato da una campagna incontaminata
- le tradizioni storico-culturali, enogastronomiche che non escono solo nelle sagre (numerosissime) ma in ogni scorcio e nei suoi ritmi ancora rilassati e fuori dalle rotte del turismo di massa
- E’ facilmente raggiungibile da Roma anche in giornata e presenta il fascino che ha conquistato gli artisti del Nord Europa durante i loro Grand Tour, quello che riecheggia nei quadri di “Roma sparita”. I suoi paesini sanno di cortecce di pino e forno a legna, di laterizio e facciate a intonaco color terra bruciata alternate al candido marmo barocco. Sono bruschi e amabili allo stesso tempo.
Per la nostra giornata nella Tuscia abbiamo iniziato da Tuscania, a poco più di 20 di Km da Viterbo (che se non conoscete, già merita una visita a parte!) vera e propria perla nascosta, che in pochi sanno avere una campagna intatta (in gran parte riserva naturale) e custodire monumenti e mura medievali incredibili.
Ci siamo fermati a mangiare proprio qui dei deliziosi quadrati di pizza sottile, saporita e delicata allo stesso tempo: calda appena sfornata merita tutto il viaggio. Altro souvenir gastronomico che abbiamo portato a Seregno è stato un sacchettino di biscotti di forno: tozzetti, brutti ma buoni, baci del prete e mille altre delizie che hanno apprezzato sia mio marito che i bambini, tra ieri sera e stamattina sono già stati spazzolati in men che non si dica!
I bambini hanno corso nel piccolo parco comunale (c’è anche un parco giochi vero e proprio, ma io adoro i giardini con il belvedere sulla vallata, le torri e le due chiese per cui è conosciuta: San Pietro e Santa Maria Maggiore) tra sarcofagi, pini e un prato insolitamente ben curato e pulito.
Dopo una piccola passeggiata, abbiamo ripreso la macchina, ma se siete con passeggino e di buona volontà potete passare a piedi fino alle due chiese: vi godrete la fontana dalle sette cannelle e un paesaggio fiabesco che porta dalla città ai dintorni.
La sosta fuori è veramente d’obbligo: come ho già avuto modo di dire, io penso che i piccoli, con il rispetto e le cautele del caso, vadano iniziati presto ad attività non per forza “da bambini”, faccio tutto il possibile per infondergli l’amore per la bellezza, la natura e anche la nostra storia. Penso sia un tesoro formativo prezioso e l’esperienza mia e anche loro -nonostante siano molto vivaci!- mi conferma in questa scelta.
Perciò noi li portiamo anche a sbirciare chiese, musei, monumenti e quant’altro. Senza magari soffermarcisi in maniera eccessiva con guide e lunghe spiegazioni, ma per abituarli pian piano alla cultura di cui noi italiani siamo letteralmente circondati.
San Pietro
Santa Maria Maggiore
Lorenzo che ha quasi 7 anni inizia ad apprezzare molto la geografia, la meccanica, la storia ad esempio: è estremamente curioso e fa mille domande. Gli permetto inoltre (con supervisione) di fare foto e anche questo lo rende orgoglioso e divertito lungo il percorso.
La basilica di San Pietro in particolare, mi ha sempre affascinata molto, credo di esserci stata portata proprio all’età di Lorenzo o poco più: la sua perfezione è difficile che lasci indifferente, tanto che molti celebri film medievali sono stati girati proprio qui: Brancaleone e Romeo e Giulietta di Zeffirelli sono due tra i nomi celebri, ma anche LadyHawke ha ricostruito in studio la scenografia riproducendo questa meraviglia dell’arte romanico-lombarda. Non è difficile immaginarsi a ballare sulle note di “What is a Youth” tra maschere e candelabri.
Lasciata alle spalle la prima tappa in Tuscia ci siamo diretti alla volta di Civita: grazie alle indicazioni dei pizzaioli l’abbiamo raggiunta velocemente passando da Marta e Montefiascone.
Vi consiglio una sosta a Marta per far ammirare il paesaggio del lago di Bolsena ai bimbi: il borgo dei pescatori è un punto estremamente caratteristico, pieno di barchette di legno colorate e potrete approfittarne per raccontare ai piccoli la leggenda della “casa di Tomao”, il pescatore che si dice abbia portato la regina Amalasunta sull’isola martana. Tutto il borgo è particolarissimo, era chiamato “la piccola Venezia del lago” perché l’acqua arriva quasi alle abitazioni e non era così insolito spostarsi direttamente in barca.
Il percorso in macchina verso la meta finale è stato costellato di esclamazioni e risate per via delle centinaia di pecore al pascolo che abbiamo incrociato: agnellini, capretti e anche buoi sonnacchiosi hanno allietato la vista con un panorama bucolico e selvaggio d’altri tempi.
Infine siamo giunti a Civita di Bagnoreggio, la “città che muore“, una vista che toglie il fiato e si scolpisce nella memoria. Quelle mura socchiuse tra la roccia come una gemma incantata hanno un fascino difficile da descrivere a parole. A me ricorda tanto il nucleo di Fantasia, dove dimora l’imperatrice Bambina. Lorenzo si è entusiasmato all’idea del ponte sospeso da percorrere, che gli ho detto essere una prova per bimbi super coraggiosi! Lungo la via ci hanno salutato i gattini del luogo e anche se, una volta arrivati in cima abbiamo scoperto con disappunto che il presepe era il giorno prima e poi 1 6 e 7 gennaio, ci siamo goduti le viuzze e il bel presepe antico nella cattedrale nella piazzetta di San Donato. Non mancano deliziose sale da tè e trattorie dove rifocillarsi (noi avevamo portato le scorte, vista la scarpinata!).
Dopo questa parte di gita dal taglio più impegnativo a livello fisico per i bimbi, abbiamo optato per veleggiare verso casa: siamo partiti nella tarda mattinata e pur con le innumerevoli soste e ritmi lenti, siamo rientrati per le cinque di pomeriggio. Se volete allungare la gita e vi è piaciuta Civita, vi consiglio assolutamente un salto anche a Calcata, sempre un borgo “tufaceo”, arroccato e fermo agli anni ’70, ripopolato da artisti un po’ hippie (e non potete perdere un salto alla sala da té 101 dove gustare una fetta di torta fatta in casa e un tè caldo particolare dalla terrazza panoramica). In tutto il borgo si mangia benissimo ed è una validissima modalità alternativa alle “fraschette”, per proporre la cucina laziale ai forestieri in una cornice tipica. Sarà per questo che io la amo particolarmente dal tardo pomeriggio alla sera!
Per come la vedo io, la Tuscia meriterebbe veramente un tour di almeno una settimana: ogni luogo, per quanto piccolo, ha una storia e una bellezza tutte da scoprire, e assaporarne lo stile slow e semplice è qualcosa che cura dallo stress metropolitano. Se volete un elenco completo dei comuni, lo trovate qui.
Io che sono trapiantata nella caotica Milano (di cui apprezzo eccome i lati positivi), mi sento tornare bambina quando vagabondo per questi paesini che non faranno la storia nazionale forse, ma che possiedono una ricchezza che sfida il tempo e, nonostante la decadenza, mantengono una bellezza inalterata e rigenerante. Anche, e soprattutto, i bambini la sanno cogliere e apprezzare.
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