Due cose non capitano così spesso, una per fortuna e una purtroppo.
Partiamo con la prima, che così poi ci consoliamo un po’: avere bambini ammalati a turno (e pure intersecati, vabbé) a giugno.
Ebbene sì, tra varicella, colpi d’aria da sbalzo di temperature e chissà che altra sfiga non meglio identificata, mi sono ritrovata con una serie di antibiotici, antivirali e antitutto fuori stagione da gestire, in contemporanea con uno dei periodi più full in ufficio. Come sapete, ho la grande fortuna di un lavoro flessibile e in gran parte autonomo (e dei colleghi super), così ci stiamo faticosamente attrezzando a passare questa fantastica settimana chiusi in casa.
Diciamolo: almeno il clima ameno brianzolo che ti allieta tra una grandinata e un’alluvione tutti i santi giorni alle cinque spaccate del pomeriggio, mi fa rimpiangere meno le uscite, ma lo strazio di giornate tappati in casa resta.
Ecco che però vi parlo della seconda parte, quella più carina. Uno dei nostri giochi preferiti in queste situazioni è da sempre organizzare un bel picnic a casa. D’altronde tra bambini e bambolotti, gli ospiti non mancano davvero. Questa volta però ne abbiamo organizzato uno più speciale del solito. Sì perché ho ricevuto qualche tempo fa un meraviglioso tappeto artigianale che è diventanto il compagno fisso delle nostre domeniche pomeriggio quando siamo troppo stanchi per girare oppure in casi come questo.
Il brand è Sukhi e ve ne parlo con grande piacere perché adoro scoprire queste vere e proprie chicche e condividere marchi non solo belli nello stile ma anche buoni per il pianeta e soprattutto in questo caso, per il mondo del lavoro, in particolare quello femminile. Sul sito trovate le collezioni di tappeti fatti a mano da donne che custodiscono le tradizioni artigianali dei loro Paesi.
Sukhi infatti più che un marchio è una storia incredibile e la porta orgogliosamente in giro per il mondo: a partire dal suo sito che racconta in tutti i dettagli il progetto, l’impatto sociale e ambientale (in Paesi come India, Nepal, Marocco, Turchia), fino alle etichette, ruvide come le mani sapienti che hanno lavorato con cura e gratitudine ogni pezzo. Più che un’etichetta, un certificato d’amore: ognuna di loro è soprattutto il nome e il volto dell’artista, che è persino possibile ringraziare!
La “mia”, Habiba non si è fatta fotografare per motivi religiosi, per cui colgo l’occasione per ringraziarla da qui!
Il nostro modello è della collezione Beni Ourain, prodotta dalle donne del Marocco: al momento sul sito ci sono dei super saldi per cui lo trovate a metà prezzo originale. Ammetto che nello scegliere, è stata una dura lotta tra questo e la collezione di tappeti di palline in feltro, in particolare quelli super colorati sono dei pezzi super anche nelle camerette dei bambini. In particolare mi ha affascinata di questi modelli la storia di come vengono creati: la lana viene importata dalla Nuova Zelanda e le lavoratrici dei laboratori in Nepal hanno potuto costruirsi una vita intorno al lavoro che amano, grazie ad un tipo di commercio -davvero- equo solidale. Insomma, questo tappeto ha intrecciato nei suoi fili anche un po’ del mio auspicio che come me tante altre donne e magari mamme, possano trovare il lavoro dei loro sogni, che le dia una paga equa e la flessibilità e il rispetto che meritiamo tutte.
Sapete che tengo molto a questi temi, che seguo da vicino dopo lo scandalo e la tragedia della fabbrica del Bangladesh, il Rana Plaza (in cui sono morti più di mille donne e bambini) che ha finalmente portato alla luce i problemi di sicurezza e le pratiche di sfruttamento che purtroppo molti colossi e catene low cost continuano a condurre. Nei marchi come Sukhi è possibile contenere i costi grazie alla vendita unicamente online e all’abbattimento della filiera degli intermediari.
Se volete approfondire la vicenda, vi consiglio di seguire Justine Leconte, una stilista francese in prima linea sulle tematiche della sostenibilità, ha tenuto anche un TedX Talk sull’argomento, trovate tutto sul suo canale Youtube, anche Camilla Mendini ne tratta spesso (e lo spiega molto bene in italiano).
Vi dico la verità: speravo di inaugurare con questa meraviglia la nostra nuova casa, ma non tutto, come vi dicevo su Instagram, va per il verso che vogliamo. In compenso, possiamo fare due cose che, ve lo assicuro, fanno passare tutte le delusioni e i fastidi: rendere migliore quello che già ci circonda, fosse anche solo un piccolo angolo (non importa se esteriore o interiore). E renderlo migliore, parte dalle scelte: siamo quello che assaporiamo, che guardiamo, che leggiamo. La nostra vita non ci appartiene fino in fondo, ma possiamo rendere migliore sia la nostra che quella degli altri. In questi mesi particolarmente faticosi ho imparato molto sulla pazienza e sul valore che diamo alle cose.
Siamo tutti felici di circondarci di bellezza, ma se non sappiamo goderne davvero, perché presi da quello che ci manca, tutto l’incanto svanisce.
Ah, il picnic intanto ha funzionato: Costanza ha avuto solo 1 nottata di febbre, passata per magia e le bollicine di Alessio sono sbiadite a tempo record. Che questo tappeto sia magico come quello delle Mille e una notte?
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