Il tema del padre ha su di me la presa forte che ha qualcosa che non si è conosciuto davvero e quindi affascina, si insegue. I miei genitori divorziarono che io avevo 5 anni e mia sorella era appena nata. Tra i miei ricordi di bambina c’è letteralmente la fuga nella notte dal Canada all’Italia. Mio padre non era un mostro, eh. Semplicemente il matrimonio era in crisi e noi figlie ci eravamo incappate senza capire. Una storia oggi comune, dolorosamente comune. Mi viene da dire che è quasi più raro trovare coppie unite, presi come siamo, uomini e donne, a farci la guerra, ad alzare barricate. Pensavamo ingenuamente che, archiviati i ruoli tradizionali saremmo stati più liberi. Invece l’infelicità, proprio come il suo opposto, è qualcosa che viene dal di dentro, non dalle regole sociali, dall’ambiente. Illudersi che cambiare le regole del gioco possa essere la panacea a malesseri interiori può solo peggiorare le cose, generando aspettative disattese. Tornando ai padri: il mio è appena diventato padre di due figli con la nuova compagna. Hanno la stessa età dei miei ultimi due. Ammetto che la cosa mi fa un certo effetto, ma spero sinceramente che questa seconda esperienza possa essere meno fallimentare, per tutti loro. Questo lungo antefatto era necessario per dirvi che, no, non ho cercato in mio marito la figura paterna ma che istintivamente apprezzavo molto la dimestichezza coi bambini, nel ragazzo che frequentavo. Mi piace vedere maschi che cambiano pannolini come e meglio di una gomma dell’auto. Mi piace che condividano i momenti dolorosi del travaglio, con una presenza silenziosamente partecipe, con discrezione: “io ci sono”. E mi commuovo quando sento e vedo padri presenti, attenti. Non solo compagni di gioco ma vere colonne per i propri figli. Padri nel senso tradizionale ma che hanno fatto tesoro di alcune novità positive dei nostri tempi. Il pediatra privato dei miei bimbi è per me l’immagine quasi “ideale” del padre: quando cura i bimbi lo fa con una delicatezza tale che sembrano tutti “suoi”. Sarà che ne ha tanti (sei, se non erro), sarà il carattere paziente e i modi pacati, ma ogni volta resto colpita. In particolare con i neonati, si illumina visibilmente (per i maliziosi, prende anche pochissimo rispetto alla media!). Quando ha visitato Ale, per calmarlo un po’ gli ha detto, sorridendo, una frase che solo un padre vero poteva concepire: “dai, su che il mondo è un po’ più bello ora che ci sei anche tu”. Al di là di retoriche varie, in quanti oggi, madri o padri che siano, pensano mai questo? Nel sentirla, la mia mente è andata istintivamente a quante volte ho sentito il discorso opposto, ossia “non faccio figli perché il mondo fa troppo schifo”. Un discorso vero, ma una prospettiva profondamente malata, terminale. Un tedio verso la vita, la propria in primis, che impedisce di sperare in qualcosa di migliore. Che taccia persino di egoismo chi invece pensa ai figli come ad una magnifica opportunità di crescita, per noi che gli diamo la vita, e per tutta la società che li vedrà protagonisti, quando toccherà a loro prendersi la scena. Ecco, qui ci vogliono dei padri veri, che si meraviglino di fronte al miracolo di due piedini minuscoli, che non abbiano paura di qualche calcetto o playstation in meno, di qualche maglione sporco di strisciate di gelato, di una riunione in ufficio in cui squilla il cellulare perché la tua duenne voleva solo sentire la tua voce. Là fuori ci sono: li vedo tutti i giorni, sommersi dalle brutture e dalle storie di femminicidi che fanno più rumore. Ci sono papà che ancora non hanno figli ma li desiderano e li aspettano insieme alle loro donne. Che si travestono da babbo natale per i nipotini, che si prendono cura di figli non loro (in fondo il padre per eccellenza che celebriamo oggi, è un padre “putativo”, di cuore insomma). Auguri a loro, che possono curare silenziosamente il male di vivere dei giorni tristi che viviamo.
2 Comments
più leggo i tuoi post e più mi convinco che hai dentro molte cose da dire… sarà che oggi sono un po’ più felice perché ho tagliato i capelli;) ma mi è venuta cosí! continua a scrivere, io continuerò a leggerti!
Grazie cara, per me che amo comunicare ma fatico ad aprire alcuni cassetti, il blog è un grande aiuto, mi viene quasi da dire terapeutico 🙂 è bello riuscire a trasmettere certe emozioni un po anche a chi legge!