La tematica alimentare, se escludiamo lo svezzamento di Ale, è un punto che ho trattato ancora poco con voi, ma credo sia un argomento in cui raccontarsi e scambiare esperienze sia molto importante. Un po’ perché consente spesso di far rientrare paure e preoccupazioni, specie al primo figlio, un po’ perché è un tasto dolente su cui sfogarci. So che in molte passano ora quello che è capitato a me qualche anno fa, quindi spero possa servire raccontarvi com’è andata a me: ho analizzato la questione e so di avere diverse responsabilità in quella bruttissima, ma per fortuna transitoria e ormai alle spalle, fase della nostra vita familiare.
Premettiamo: I problemi legati al cibo sono in grande aumento tra celiachia, rifiuto di cibi particolari, allergie e intolleranze…il panorama dell’età pediatrica è vasto e variegato. In alcune circostanze, sono problematiche legate a questioni puramente fisiche e vanno trattate a livello medico. Ma il dato a mio parere più preoccupante è l’aumento esponenziale di situazioni che attengono alla sfera comportamentale e psicologica, e da età sempre più basse. Insomma, non sono più crisi legate alla fase adolescenziale come un tempo, ora molte dinamiche difficili si presentano fin dalle elementari, e anche prima, come . Persino l’anoressia nervosa si sta presentando in soglie sempre più precoci. Veniamo a noi: io ho Costanza e Alessio che per ora sono sempre stati due buone forchette (anche se Ale da qualche giorno mi fa disperare, e ammetto che ho il terrore che finisca come il fratellone), ma il mio primo impatto, con Lorenzo è stato un disastro. Per carità, non ho avuto situazioni patologiche come quelle che ho appena menzionato, ma Lorenzo, dopo i primi mesi di svezzamento abbastanza tranquillo (anche se già allora rifiutava alcune cose, ma mi pareva abbastanza normale. Ad esempio non voleva la pastina: ha iniziato ad accettarla diversi mesi dopo e solo nel formato da adulti), sono iniziati i problemi.
Credo che il problema sia stato il cambiamento brusco di routine: ho lavorato a Roma sei mesi, durante i quali ho dovuto barcamenarmi alla bell’e meglio con gli orari e per 3 mesi mi sono appoggiata al nido. Lorenzo ha iniziato a fare astinenza, poi capricci su capricci a tavola. Anche una volta terminato quel periodo, tornati su, ha continuato la storia, anche perché io aspettavo Costanza (e i furbetti sembrano piccoli ma captano tutto). Dai nonni rifiutava tutti i piatti elaborati (lasagne, crespelle ecc.) poi ha iniziato coi secondi piatti e le verdure. Praticamente mangiava solo i primi (prediligeva la pasta al pesto e il risotto allo zafferano), i bastoncini di pesce (che aveva iniziato ad adorare al nido), la cotoletta e le patate. Ben poco altro. Con la sorellina in arrivo sono stata particolarmente indulgente e ho fatto il gravissimo errore di “assecondare” la cosa, anzi probabilmente acuirla dandogli porzioni molto abbondanti di quelle tipologie di alimenti che accettava. Però il signorino non rifiutava ovviamente biscotti, focacce e dolciumi, anzi cercava anche lì di chiedere sempre bis a colazione e merenda. Qui sono stata un pochino più ferma, ma comunque la situazione ha continuato a peggiorare per colpa del mio secondo errore: coinvolgerlo nella scelta e preparazione del pranzo. Speravo di invogliarlo a mangiare cose diverse, invece siamo arrivati al livello che voleva scegliere un determinato formato di pasta e se cambiava erano urla e strepiti. Tutto ciò è durato con oscillazioni e tentativi tipo roulette russa fino alla materna. Ovviamente io ero angosciatissima! Ricordo ancora le ricerche (in lacrime) su internet in cui mi sono imbattuta nella magica definizione che calzava a pennello a Lorenzo: “bambino selettivo“. Non eravamo ai livelli più gravi (ad esempio avevo anche visto un puntata di un programma di tate anglosassoni in cui capitava loro un bambino che viveva di biscotti alla panna!) ma comunque il trend era decisamente quello. Credo abbiano giocato molto la mia inesperienza e il periodo turbolento della vita familiare tra spostamenti e incertezza: il piccolo Lorenzo, un bambino vivace ma anche molto sensibile, ha esternato il suo disagio in questo modo. Adesso fa ancora un po’ fatica con certi cibi, ma la situazione è radicalmente cambiata, soprattutto nell’approccio all’assaggio. Se prima non c’era verso di fargli provare un sapore nuovo, adesso, superata la diffidenza iniziale, si riesce a convincerlo abbastanza facilmente. Non è un grande amante della carne (è forse quello che fatica più in assoluto ad inglobare nella dieta) ma in ogni caso si riesce ad organizzare un minimo di varietà nel menu senza pianti e stridor di denti o lotte continue ed estenuanti per entrambi. Il muro contro muro, DAVVERO, non serve a niente se non ad alimentare (questo sì) la tensione domestica.
Un netto miglioramento l’ho visto dopo qualche mese di asilo: come prevedevo, all’inizio non ha mangiato nulla, neppure quello che si pappava volentieri a casa. Dopo questa fase di sciopero iniziale però, ha capito lo stimolo della fame (la maestra sottolineava: “senti come brontola il pancino se non mangi?”) e sicuramente anche la socialità e la convivialità coi compagni hanno giocato un ruolo fondamentale. Ci è voluto però il tempo pieno. Prima, finché tornava a casa per il pasto del mezzogiorno, sapeva di riuscire a convincere me o la nonna a fargli qualcosa. Ho sentito diverse mamme con situazioni molto simili che tengono a casa i bimbi: per me, con le migliori intenzioni si finisce per far peggio, reiterando il circolo vizioso. Meglio un momento di “crisi” che però poi pian piano rientra. Nel caso di Lorenzo non ci è voluto molto: ha iniziato a mangiare prima la mela e il pane, poi tutti i primi e poi via via anche ad assaggiare e mangiare piatti che a casa tutt’ora prende meno volentieri. Ah, in tutto ciò oltre ai sensi di colpa per lo spostamento, mi ero convinta fosse ovviamente colpa delle mie non brillanti doti culinarie. Beh, se anche voi avete questo sospetto, sappiate che non è certo lì il problema. Infatti sia Costanza che Alessio mangiano più che volentieri tutto a casa, e questo mi ha ridato un po’ di fiducia, dato che oltre a me, ho idea che anche altri pensassero potesse essere colpa mia che non cucinavo bene (e qui non dico altro, meglio lasciare alla vostra immaginazione, che tanto a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca).
Vi avverto che nel 90% dei casi i pediatri sdrammatizzano, anche se potrebbero evitare l’aria da “ste mamme ansiogene, che stress…”. I problemi a tavola sono una grana notevole perché compromettono l’atmosfera in casa: hai voglia a dire alla mamma di non preoccuparsi! Vero è, che nella stragrande maggioranza dei casi si risolvono come per noi, grazie alla socializzazione, ma non mi sembra neppure giusto ignorare una manifestazione di disagio dei piccoli che spesso non hanno gli strumenti comunicativi per esprimere quello che non va a parole. Se doveste sentire il bisogno di un parere più autorevole o di supporto specifico, esiste l’Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus che ha anche un numero verde: 800.644.622 oltre che un sito a cui scrivere Pollicino Onlus e una sede a Milano per chi è in zona. Potete fissare un incontro gratuito. Per le info generiche potete vedere qui.
Spero che Alessio non incappi in questi disturbi, ma è sempre meglio non dare troppo per scontato niente ed essere preparati a qualsiasi evenienza. Qualcuna all’ascolto ha in casa il suo “bimbo selettivo”? Come avete affrontato il problema?
3 Comments
Paure e ansie delle mamme, alle volte in realtà sottovalutate. La mia bimba ha il problema opposto: mangerebbe solo secondi e frutta ma verdura e pasta sono un tormento per me!
che bimba particolare! Dev’essere un bel tipino ^_^
[…] decisamente schifata -.-‘ ve l’ho già detto che purtroppo è un bambino “selettivo” a […]