Io non so voi, ma per quanti sforzi una faccia, queste buone maniere, e soprattutto la delicatezza, il senso di protezione verso le creature più piccole o indifese, è un concetto non sempre facile da trasmettere e soprattutto infondere nei bambini.
Un po’ sicuramente in primis, noi adulti non sempre siamo un buon esempio e dovremmo anche noi riscoprire come porci verso gli altri in modo meno aggressivo e competitivo a tutti i costi. Nel migliore dei casi, anche laddove non facciamo proprio i prepotenti, facciamo fatica a dimostrarci empatici e gentili.
Se però siamo intenzionati seriamente a crescere le nuove generazioni non come piccoli teppisti o con un animo greve e superficiale, dobbiamo profondere il massimo sforzo per inculcare, senza però imposizioni o eccessi, dei valori che siano il più possibile tesi ad elevare i nostri piccoli.
Senza pretese di trattatelo psicologico, ecco qualche spunto che, in modo molto semplice (ma secondo me efficace), instilla questa delicatezza nei bambini, e chissà, di riflesso contribuirà a rendere migliori anche noi “grandi”.
- Abituateli a dei momenti di silenzio
Siamo circondati da un vero e proprio boom di rumori, suoni canti e balli, tra televisione, devices vari, giochini interattivi (diciamolo, un vero flagello anche per i timpani di genitori e vicini di casa!!) ma anche mille altri stimoli di cui neppure siamo pienamente coscienti. Soprattutto per i bimbi che vivono nelle grandi città e hanno ritmi di vita molto frenetici: ritagliarsi degli attimi, anche brevi di pace domestica è un vero toccasana. Questo implica, naturalmente, anche uno sforzo nostro nel non alzare il tono della voce. Personalmente ne sento il bisogno in primis!
- Il contatto con la natura
Torniamo un po’ al punto uno: le nostre metropoli sono molto caotiche: senza arrivare a considerarle come il male assoluto (ricordiamoci che la società industriale è stata più volte stigmatizzata dai poeti e filosofi dell’800: penso a Karamzin e al suo Bednaja Liza ma la lista sarebbe molto nutrita), dobbiamo tenere presente che il contatto con la natura è un elemento che nei secoli ha fatto da maestra di vita a intere generazioni. Gli animali, vissuti nel loro ambiente, non sono più i personaggi idealizzati dei cartoni Disney, ma creature reali: con le loro leggi a volte crudeli, a volte tenerissime. Crescere delle piante, curarle e aspettare che i semi producano i frutti sono un esercizio di pazienza meraviglioso che fa un gran bene a qualsiasi essere umano: da quello alto due metri ai soldini di cacio che ci arrivano alle ginocchia.
- Qualità, non quantità
L’eccesso favorisce l’approssimazione, la distrazione e, peggio ancora, il dare tutto per scontato. Non voglio dire di arrivare per forza a soluzioni drastiche come ha fatto una blogger americana -una scelta che ha fatto molto scalpore sul web, diventando virale- ma sicuramente almeno puntare a meno giochi, attività, o vestiti ma di qualità e anche ad una “rotazione di giocattoli” è un ottimo mezzo perché i bambini non alzino precocemente le “pretese”alimentando l’insoddisfazione da insaziabilità. Questo è un lavoro che parte da noi adulti: spesso è un problema che nasce da noi e trasferiamo a loro: io stessa mi sto sforzando di andare in questa direzione. Io tendo al cosiddetto “accumulo emotivo”, ma finisce per essere una zavorra fastidiosissima. Ne ho avuto la riprova quando sono in viaggio: tocco con mano come sia più facile trovare “cosa mettersi” e spesso comporre mise più riuscite, con pochi capi a disposizione anziché guardaroba straripanti. Se poi lo ritenete opportuno, anche spiegare che molti bambini mancano del necessario e stimolare alla condivisione spontanea, è qualcosa che, vi assicuro, vi stupirà. Molti bimbi, passata la fase del “mio” a oltranza, possiedono una generosità che a volte neppure sospettiamo, mentre avere tutto, non di rado, equivale a non godersi niente.
- Il rispetto di tempi e spazi altrui
Vivere gomito a gomito crea una bellissima intimità. L’amore è per sua natura un’energia che mette in circolo, che unisce e lega saldamente e non è forse quello che ci immaginiamo come magico idillio quando decidiamo di mettere su famiglia? L’alto contatto è uno stile genitoriale particolarmente caro e diffuso ai giorni nostri e ha il merito di aver abbattuto diversi preconcetti e barriere. Tuttavia, mi permetto di dire che talvolta si può esagerare (come in tutte le cose). Insegnare ai bambini che tutto ha un tempo e uno spazio più opportuno a volte fa la differenza. Le ammucchiate nel lettone per me hanno un fascino insostituibile e credo che alcune esigenze, specie nei piccolissimi vadano assecondate. Pian piano però penso sia anche giusto far capire, salvo restando le abitudini, diverse in ogni famiglia, che esistono anche filtri e regole: non per forza in senso negativo, ma per il bene di tutti i componenti e dell’armonia generale. Che se il fratello più grande deve studiare, si può abbassare un po’ i toni del gioco o evitare di distrarlo. Che se si è al ristorante non possono scorrazzare a piede libero tirando tovaglie e urlando. E’ solo un esempio: ma far capire che la nostra libertà finisce laddove inizia quella altrui è fondamentale. Trovo sbagliato far passare il messaggio che non ci sia alcun limite ai comportamenti, in barba a quello che abbiamo intorno. E non è una mera questione di “buona educazione”, ma qualcosa di più profondo.
- Il valore di arte e cultura
La natura è abbastanza “facile” da far piacere ai bambini, giusto? Invece formare alla bellezza e alla lettura è un’abitudine più “impegnativa”, che va coltivata con attenzione e cura e fin dai primissimi anni. La mia famiglia ha tante pecche ma su questo posso vantare una sensibilità particolare dei miei: fin da bambina mi hanno educata ad andare per mostre, per borghi storici, persino alle catacombe, che a Roma non mancano. Insomma: le ludoteche e i parchi giochi vanno benissimo, ma programmiamo anche delle alternative. Abbiamo un patrimonio unico al mondo e il futuro che vuole prescindere dalle radici è sbilenco fin dalla nascita. Non priviamo i nostri figli di ricchezze inestimabili che spesso sono davvero a pochi passi e gratis: vi assicuro che è un bagaglio che si porteranno dietro per la vita e li aiuterà nei momenti difficili. Secondo Dostoevskij, la bellezza salverà il mondo: basta contemplarla e respirarla a pieni polmoni per farla nostra.
- Piccoli gesti di cura
Anche il più uragano dei bambini, in tenera età, ha un cuore d’oro. Non esistono “bambini cattivi”. Allora, affinché mantengano il più possibile questo istinto all’affettuosità, alle premure, è bene incentivarli e premiarli (anche solo con molti complimenti!) quando le manifestano. In particolare verso quelle figure per cui il trasporto naturale è meno immediato: la mamma è l’oggetto del desiderio spontaneo, lo stesso non può dirsi per un fratellino, un compagno di giochi magari un filo prepotente o tantomeno estranei. Non è un mistero che l’accudimento di una persona o anche un animale, insomma un essere che dipende in gran parte dagli altri, sia una palestra di delicatezza estremamente efficace. Questo piccolo impegno fa dei veri miracoli sui caratteri peggiori: allena a diventare adulti sensibili, aperti mentalmente, capaci di portare avanti le proprie passioni con tenacia ma senza prevaricazioni e arroganza.
- Stimolare precisione e perseveranza
Molti bimbi, specie quelli vivaci e intraprendenti, tendono a passare da un’attività all’altra, freneticamente. Istintivamente curiosi e avidi di imparare tutto, possono finire per essere dispersivi e a non concentrarsi. Questa tendenza secondo me va contrastata, perché se lasciata proliferare, finisce per condurre alla suddetta approssimazione, all’incapacità di approfondire e focalizzarsi. Va benissimo essere multitasking, ma non esageriamo! I miei due “grandi”, ad esempio, su questo punto sono sempre stati diversissimi: Lorenzo è un bambino “brillante” e precoce, indipendentissimo e molto creativo ma, appunto faticava fin da piccolissimo a “impegnarsi”: appena vedeva che non riusciva, mollava e passava ad altro, con massima frustrazione. Qui i genitori possono di certo intervenire, magari mettendosi con loro a fare giochi “sfidanti” come puzzle o incastri vari. La mia seconda invece richiedeva molto più la mia presenza, proprio perché meno dotata di immaginazione e fantasia, non “costruisce” storie e situazioni come il maggiore e chiede di essere “guidata” anche nel gioco. Al contrario, ha una grande tenacia e pacatezza che la orientano proprio verso i giochi che le sono più congeniali e richiedono una certa dose di continuità e attenzione decisamente alta.
- Insegnare il valore della manualità
“Questo l’ho fatto io”, dà una grande soddisfazione: poter produrre qualcosa che sia bello e utile è un privilegio che non solo non va svilito, ma anzi fortemente incoraggiato. Per fortuna, anche se ancora timidamente, questo concetto inizia a tornare in auge: basti pensare al boom di piccole attività legate proprio all’handmade sul web oppure alla notizia che a Como ha aperto il primo liceo dell’artigianato.
Sono piccoli, ma incoraggianti, segnali. Il valore dell’eccellenza fa fatica a farsi largo in mezzo ad un’offerta sempre più massificata e scadente, ma una volta passato, farà presto a conquistare! Il binomio con il digital può apparire insolito ma è vincente: con l’ausilio delle nuove tecnologie, anche le attività manuali trovano una vetrina e uno spazio estremamente moderni. Insomma se a Natale vi chiedono il tavolo degli attrezzi, potete esultare!
- Non giustificarli ad oltranza
Non sto parlando ovviamente di casi limite, alla triste ribalta sempre più frequente delle cronache, di genitori che se un insegnante “osa” riprendere il figlio, vanno a bullizzarlo. Mi riferisco a situazioni “normali” in cui però si può favorire il senso di responsabilità, ad esempio insistendo sul “chi mette in disordine sistema” (non la mamma/zia/nonna che fa al posto suo fino a 18 anni!), o sul “chi ha fatto un danno pulisce”. Questo semplicissimo “causa-effetto” messo bene in evidenza è però basilare e non sempre così scontato. Il “poverino è stanco” oppure “sono di fretta, io faccio in un attimo” è dietro l’angolo, quante volte è capitato anche a me?
Spero che questi spunti vi siano piaciuti: a volte la faccenda passa in cavalleria senza nemmeno renderci conto: non andremmo mai a pensare che quei faccini da angioletti possano evolversi (e spesso pure di colpo!) in dei mostriciattoli ingestibili e in adulti difficili.
I bisogni fisici sono molto più evidenti, mentre queste situazioni vengono spesso liquidate come “finezze”, superflue. Eppure i capolavori, oltre alle fondamenta, hanno tutto: dalle colonne portanti alle piante ornamentali. E non sono così sicura che la delicatezza sia annoverabile nella seconda categoria.
Aspetto i vostri consigli perché io, in casa, la mia sana dose di teppismo ce l’ho, eccome, nonostante gli sforzi!
2 Comments
Diciamo che noi riusciamo quasi in tutto, l’unico punto veramente messo male è il primo e non Tanto per giochini o televisione (che da noi è sempre spenta), quanto per le urla. Sono una di quelle madri che grida: “smettila di urlare” pessima! Sarà per quello che ho due teppisti di prima categoria?!?
ahahah come dicevo, anche io ho una certa dose di teppismo! E sì, se sono particolarmente stanca/nervosa urlo pure io, mea culpa!