I miei. O sono particolarmente mammoni oppure hanno fiutato la congiura politica contro lo svacco estivo che tiene banco in questi giorni. Fatto sta che appena ho per le mani non dico lavori ma anche qualche impegno, in particolare colloqui/interviste/presentazioni, insomma roba dove mi scatta l’ansia da prestazione, loro, come le belve feroci nella savana, evidentemente fiutano il terrore (vabbè dai diciamo…adrenalina, ecco) scorrere nel mio sangue e azzannano alla giugulare. Si parte con i capricci e il nervosismo serale amplificato di circa il 280% per proseguire con “mi porti l’acqua” circa 4-5 volte a testa. Ovviamente quella sera lì non vogliono saperne di papà che racconta la storia (nè che cede, sfinito, al cartone sul tablet), no: quella sera vojo mamma. Manco dovessi fare una traversata transoceanica, pare di vederli sventolare il fazzoletto sulla banchina letto con i mega occhi azzurri alla gatto con gli stivali di Shrek, gonfi di lacrimoni mentre la mamma-mostro li abbandona in qualche sordido vicoletto londinese ottocentesco che manco David Copperfield e Oliver Twist o Remì sui monti.
Il mio quasi cinquemesenne poi, forte del suo già iconico status di lattante, decide di fare un bell’erase and rewind di tutti i piccoli migliormenti faticosamente raggiunti e regredisce al livello “ritorno dall’ospedale”, svegliandosi un numero x di volte tale che la mattina mi alzo più frastornata di Merlino nella torre del più “pericolante vecchio castello della cristianità” (Anacleto docet).
Sventato il rischio di lavarmi i denti con il latte detergente e viceversa, tento di rendermi presentabile e mi accorgo con orrore che la camicia che avevo lasciato in soggiorno fresca di bucato per il giorno dopo è sparita. Ok, è stata depositata da qualche manina misteriosa sul divano (bontà sua dai, non è per terra, nel lavandino o in posti ancora meno raccomandabili…e già questo ragionamento fa capire come cambino le priorità in modalità mamma). Fortuna che, con estrema lungimiranza, ho scelto una magnifica camicia di Zara in un magico tessuto che non necessita di essere stirata *yeah* e in un batter d’occhio sono pronta. Anzi no, ho saltato la poppata mattutina, damn. Mi separo con l’occhio languido dal maglione e mi accingo ad attaccare il pupo. Ovviamente lui ha percepito, esattamente come i due “grandi”, i miei loschi piani di abbandono di minori: anche se ai nonni, a lui poco importa. Questo suo disagio lo porta a dimenarsi come un’anguilla anziché sfamarsi come si deve, così che la sottoscritta madre degenere uscirà da casa col magone e la sensazione che il simpaticone gliel’abbia voluta far pagare in qualche modo, auto affamandosi. Al colloquio arrivi coi capelli sformati, le occhiaie che spuntano vittoriose anche sotto strati di qualsivoglia touche eclat, la borsa da cui emergono giochini, briciole di pacchetti di oro saiwa e se è andata bene, mi ero ricordata di togliere il pannolino d’emergenza. Altrimenti niente, mi sono giocata anche l’ultimo barlume di dignità e tocca puntare tutto sull’effetto simpatia tragicomica. Il top però lo hanno raggiunto una volta che non si ripeterà GIAMMAI. Dovevo farmi scattare due foto per il giornale locale (sì, quello che vedete al lato destro della homepage) e ho avuto la malaugurata idea di portarmeli tutti e tre con l’ausilio della fida suocera. Risultato? La mezzana ha saltato il riposino (succede una volta su un milione, appunto….) ed era isterica, il grande, appena varcato il cancello di scuola aveva solo in mente di correre in giro fino al collasso (chi è che sostiene che escono dall’asilo belli stanchi??!) e il piccolo, in marsupio era tranquillo finché non ha inteso le urla degli altri due e ha deciso di unirsi al coro polifonico. In pratica, all’appuntamento mi hanno riconosciuta perché ero quella esaurita che li inseguiva dappertutto. Voi direte che me la sono cercata, e in parte è vero: io da brava nordica ho una certa propensione per lo spirito avventuroso. Per intenderci, io sono all’opposto della famiglia Brambilla in vacanza che per fare una settimana al villaggio sul lido romagnolo si trascina dietro mezza casa e programma gli orari della spiaggia tipo schemino a incastri del tetris. C’è da dire, a mia parziale discolpa, che Lorenzo e Costanza, solitamente si scatenano così solo in casa o dai nonni. In ambienti meno rassicuranti, di solito stanno buoni. Vi dico solo che a Parigi, dove gli italiani al ristorante con prole passano in automatico per bifolchi con piccoli delinquenti in erba al seguito, i vicini di tavolo ci hanno fatto i complimenti per quanto erano educati. Insomma, io sono giunta all’unica conclusione possibile: i miei figli mi boicottano proprio. Loro non vogliono saperne di una mamma rampante con fulgida carriera nell’editoria o roba simile, preferiscono di gran lunga mamma pigiamizzata che prepara i muffin con loro, vince a mani basse. Tutto il tempo così non ce la posso fare ma, che vi devo dire, un pochino li capisco: in fondo in quella versione faccio più simpatia pure a me!
6 Comments
Ma quanto è carino questo articolo? Sono letteralmente morta dalle risate!!! PS: comunque per me è vero quelle 3 piccole pesti un po’ ti boicottano <3 <3 <3
la prendiamo con filosofia, dai…è il loro modo di dimostrarmi affetto 😀 😀
Io lavoro a giorni alterni, quindi questo fatto sembra compensare Miciomao e non mi ha mai fatto storie
La soluzione direi ottimale, un miraggio per il 99% delle mamme, purtroppo…avete bisogno in azienda? 😛
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