Scene di vita a cinque: ieri sera, ero a cambiare il pannolino al piccolo e sento dalla stanza dei “grandi”: “mammaaa dove sei?” e la mia tenerissima e vispetta duenne che arriva saltellando “mi mancavi mamma“. Ora, a parte che me la sono sbaciucchiata tutta, come farò a settembre se mi cerca pure in casa? Intanto però gongolo e me la godo, la mia piccola rosa senza spine: con lei è tutto facile, liscio, come un ruscello di montagna che scorre limpido senza intoppi fino al mare. Come sono diversi tra loro, i miei figli: alla faccia di chi al terzo ti parla di loro come se fossero doppioni di figurine *ce l’ho-ce l’ho-mi manca*. Alla faccia del “è che sei nervosa e lo trasmetti al bambino”. A sta storia potevo crederci fino al secondo, ma stavolta ero più zen di un monaco buddista eppure la new entry, non c’è niente da fare, è una teppa fino all’osso. Una teppa adorabile, ma è proprio nato teppa, stop. Lo ami per come è, ma quando si è sfinite dai suoi ritmi massacranti, sentirsi così amate e cercate con tanta dolcezza che chiede solo una coccola…beh, fa bene al cuore e scendere la lacrimuccia da ormone pazzo postparto (avete presente Kirstie Alley in Senti chi parla quando frigna “il mio bambino ha una malattia tropicale” alla tv? Ecco.)
la tenerissima gelosona…ancora inconsapevole!
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