Sono stata invitata dalla mia amica Cristina di Il mondo di Chri a partecipare ad una bellissima iniziativa natalizia a tema libri: per cui eccomi qui a raccontarvi cosa leggo quest’anno ai miei bambini per Natale: sono due libri vintage davvero speciali.
Parto raccontandovi una storia di cui vi dicevo al volo qualche mese fa: durante uno dei mille traslochi degli anni passati, sono andati persi parecchi dei miei libri di bambina e tra questi, disgraziatamente, uno a cui tenevo in modo speciale: IL mio libro che ad ogni Natale veniva sfogliato e risfogliato fino a consumarsi.
Dopo aver ritrovato un altro pezzo da novanta che leggevo in Canada e che conteneva un pezzo della mia primissima infanzia, mi sono messa alacremente in caccia di questo, decisa a ricostruire uno ad uno la mia “bibliotechina” personale.
Ma se del primo ricordavo copertina, titolo e diversi dettagli che mi hanno permesso di individuarlo abbastanza facilmente (ma vi assicuro che poi, trovarne una copia è stata comunque un’impresa), col secondo la faccenda si è fatta molto più complicata del previsto.
Ricordavo spezzoni di filastrocche natalizie, di rime, di illustrazioni. Ne ricordavo in modo straordinario l’atmosfera, le sensazioni che mi dava, ma in quanto a dati concreti avevo in mano pochissimo. Erano anni che inserivo parole chiave su portali di libri usati, su google, che frugavo nei mercatini.
Poi quest’anno, è successo un piccolo miracolo di Natale.
Ho postato senza troppe aspettative nel gruppo Facebook La Biblioteca di Filippo, elencando gli “indizi” sul libro in questione e…una mamma dopo pochissimo ha svelato l’arcano! Mi ha postato la scheda di un libro ed è bastato un colpo d’occhio per capire che, quest’anno, avevo ricevuto il mio regalo di Natale con un anticipo notevole: era proprio lui!
Ho mandato subito una richiesta al venditore ma ad oggi non ho avuto risposta, così ho ricominciato a smanettare online e sono saltati fuori altri dettagli che mi hanno permesso di scovare una copia nuova su ebay. Non potete capire la mia emozione nel cliccare su quel “compra” (a pochissimo tra l’altro!!).
Pochi giorni dopo, di ritorno da una giornata faticosa, ho trovato ad aspettarvi un pacchetto: la stanchezza è sparita nello scartarlo, piena di quella gioia che ti fa tornare un po’ bambina la mattina di Natale.
Eccole lì le mie amate storie: Lo Schiaccianoci, Babuscka, il povero pettirosso, gli Elfi e il calzolaio, la novena di Natale, la storia del piccolo Abete e delle pietre di Plouhinec e anche tutte quelle parti che erano meno vivide ma che sono tornate a galla in un lampo nello sfogliarle.
Sì perché ora passo a spiegarvi cosa amavo tanto di questo libro meraviglioso che è ormai una rarità: fin dal titolo “Buon Natale – racconti, filastrocche e canti aspettando il Natale” capite che c’è una deliziosa alternanza: a racconti di qualche paginetta (magnificamente illustrate), si susseguono piccole rime e leggende da tutto il mondo (ad esempio c’è la storia del buon re Venceslao o le leggende bretoni). Le poesie sono spesso di grandi autori, non per bambini, come Thomas Hardy, William Blake o Chesterton.
Il tutto ammantato dell’atmosfera inconfondibile dei buoni libri di un tempo: pensati per intrattenere bambini di età diverse ma anche in realtà tutta la famiglia (volete mettere leggere un testo commerciale come ce ne sono tanti, che so “il Natale di Peppa Pig”, con questi piccoli gioielli della tradizione popolare?).
Io poi sono molto esigente anche sul lato estetico e questo libro ha dei disegni che sono quadri di poesia e incanto, potete ammirarne qualcuno qui, ma vi assicuro che le foto non bastano a rimandarne la delicatezza.
Se riuscite a mettere le mani su una copia, non fatevelo sfuggire, vale tutta la fatica della ricerca e anche di più, è uno di quei libri vintage che sono piccoli tesori nascosti.
Un altro libro che leggevo sempre avidamente (e capirete il senso letterale prestissimo) è un classico del Natale anglosassone: “The Little Gingerbread Man”, in versione anni ’60, in inglese. Si tratta di un libricino di pochissime “strofe” in cui si racconta di come la nonna si metta in cucina a preparare i classici biscottini natalizi ma uno degli omini di pan di zenzero riesca a scappare e faccia buffi incontri con gli animali della fattoria, fino all’epilogo che…vi lascio immaginare!
Questo mini testo ha una vena inconfondibilmente nordica: la situazione un pochino surreale e sospesa tra ironia e pizzico di “creepy”, mi ricorda i miei primi Natali di bambina canadese. Ne ho viste parecchie versioni in giro, ma io resto affezionata alla mia, squisitamente vintage e sono impegnata nell’ultima caccia libresca del mio 2017. Ve ne consiglio comunque uno che abbia quelle caratteristiche che vi dicevo, pena la scomparsa dello spirito genuino del libro: in molti sono banalotti e pure un po’ ridicoli come illustrazioni e l’insieme perde molto.
Qui potete vedere esattamente l’edizione che avevo io in Canada per farvi un’idea.
In generale, vi consiglio di tornare ai classici: quando si tratta di spirito natalizio, doppiamente. La nostra epoca, perennemente sazia e disincantata, fatica più che su altre tematiche a trasmettere l’incanto di una notte luminosa che col suo splendore, abbaglia altri 364 giorni fatti di asprezza dignitosa, quella che i nostri nonni hanno in parte conosciuto. Come dei quadri caravaggeschi, i libri del passato hanno su di me la maggior forza evocativa di questo contrasto. E parlano di un mondo meno uniformato nelle usanze eppure, stranamente più unito. Babuscka, la vecchina russa che ha dato origine alla figura della “Befana”, non stride accanto ad Halvor, il protagonista nordico di una fiaba norvegese. E non si temeva di raccontare ai bambini cose grandi, immense, non “alla loro portata”, didatticamente scomode anche. Alcune fiabe sono tristi, come la storia del piccolo Abete, ma cariche di insegnamenti preziosi, altre parlano di situazioni un tempo molto più diffuse (ne “La nave fatata” un bambino aspetta che il suo papà, marinaio del nord, torni a casa almeno per la Vigilia e viene esaudito in modo…magico). Ma sono queste le storie che mi piace ricordare e raccontare e che vale la pena trasmettere al futuro, alla nuova vita, di cui il Natale è l’emblema più bello.
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