Durante l’incontro “Se aspetti un bambino l’alcol può attendere” organizzato da SIGO – Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia – e da AssoBirra – Associazione dei Birrai e dei Maltatori ho imparato tanto, nonostante abbia già ben tre bimbi.
Ho imparato che purtroppo anche fonti che noi mamme riteniamo autorevoli come ginecologi e ostetriche, a volte in buona fede non diffondono informazioni corrette su un tema che è poco sentito, forse anche perché rispetto alla media europea, il consumo di alcol in Italia è meno intensivo.
Questo se da un lato è un dato positivo, dall’altro contribuisce ad abbassare il livello di guardia sui rischi di assumere alcol in gravidanza certo, ma anche prima del concepimento e dopo, durante l’allattamento, come sottolineato dall’ambassador della campagna, Federica Fontana.
Se la maggioranza di noi infatti è consapevole di dover evitare di bere alcolici durante i 9 mesi, e segue in modo più o meno ligio questa regola (il “bicchierino” di spumante durante le feste è considerato non di rado uno strappo concesso, quasi più della fetta di prosciutto crudo! Noi mamme spesso ci “fissiamo” sull’alimentazione, trascurando problematiche correlate ma molto diverse) è molto più raro essere informate sui rischi e gli effetti irreparabili (e non c’è acqua che tenga, per “diluirli”) e sul lasso temporale al di fuori della gravidanza.
L’intervento del Prof. Nicola Surico, Presidente di SIGO Ricerca e Comunicazione, così come quello di Michele Cason, Presidente di Assobirra, è entrato nei dettagli più minuziosi e pratici del divieto per spiegare perché sia così perentorio e assoluto di quel “bicchierino” (12 grammi di alcol) ma anche di alimenti e medicinali che lo contengano (ad esempio lo sapevate che anche rimedi naturali come le soluzioni alcoliche per il mal di gola sono da evitare anche durante l’allattamento? Al pari di cioccolatini e dolci che contengono alcol).
Perché parlare di FAS (sindrome feto-alcolica)
Circa il 10% delle donne in gravidanza, a livello mondiale (con numeri che sfiorano 1 su 4 in UK, Irlanda, Danimarca, Spagna e Russia) assume alcol e 1 su 67 partorisce un bambino affetto da FAS.
Ho pensato di raccogliere in forma di dubbi e domande che potete avere, tutte le preziose informazioni che ho ricevuto, proprio per fare chiarezza su tante fake news: sul tema della comunicazione distorta è intervenuta Federica Seneghini, giornalista e social media editor del Corriere della Sera.
Partiamo però dal decalogo, che riassume le questioni principali.
Ma la mia ostetrica/ginecologo dicono diversamente
Purtroppo anche gli operatori, come si diceva, non sono esenti delle fake news: l’OMS però lo ribadisce chiaramente e corregge i medici “concessivi”. Ho fatto un giro su altri siti in cui mamma, preoccupate di essere incinta e senza saperlo avevano bevuto e quasi tutte le risposte degli specialisti online sono estremamente rassicuranti. L’allarmismo è molto diverso però dal dire la verità. Alcuni dei danni da alcol in gravidanza sono “invisibili” o non facilmente ricollegabili.
Insomma, non ascoltate le solite “il vino rosso abbassa il colesterolo” o “la birra fa latte”: sono due fake news belle e buone!
Esiste una dose di alcol minima accettabile?
Come da punto 4 del decalogo, no, non esiste una dose sicura ma vorrei spiegare meglio questo aspetto. In primis no perché non si conosce ancora la correlazione tra dose ed effetti e, in secondo luogo, questi possono essere soggettivi e quindi più forti su alcune donne e feti e meno su altre. In generale, a parità di peso e statura, i danni sul sesso femminile sono più accentuati (conteniamo meno acqua nel corpo). Giocare alla roulette russa non è esattamente una buona idea…vale la pena affidare la salute del proprio figlio al “a me non succederà mai, io lo reggo bene”? Ovviamente le percentuali di rischio e di gravità dei danni, aumentano in relazione alla quantità di alcol assunta.
Quali sono i danni che il consumo di alcol sul bambino e perché si verificano?
Nel pre-concepimento e nel primo trimestre i possibili danni al feto riguardano, oltre l’aborto stesso, soprattutto malformazioni fisiche o danni allo sviluppo neurologico e questi ultimi non sono rilevabili se non dopo la nascita, spesso anni dopo, durante l’infanzia. Il Prof. Surico ha citato il ritardo del linguaggio o disturbi in età scolare che troppo spesso rimandano di default all’autismo. Nel terzo trimestre si parla soprattutto di problemi legati al peso (le probabilità di valori molto più bassi della media sia su peso che circonferenza cranica ed altezza sono correlate all’assunzione di alcol).
Tutti i tipi di alcol sono ugualmente dannosi?
Sì, un bicchiere di vino, una birra o un bicchiere di superalcolico contengono la stessa quantità di alcol, 12 grammi circa.
A “danno fatto” si può rimediare in qualche modo?
Purtroppo no, così come non esiste una tempistica minima (ad esempio bere tot ore prima di allattare). Ecco perché la prevenzione e la consapevolezza sono così fondamentali.
Ok, sono stata scrupolosa e ora è nato: anche se allatto, posso allentare un po’ la restrizione di regime?
No perché l’alcol passa nel latte materno e i bambini (fino ad almeno 12 anni) non metabolizzano l’alcol. Inoltre, l’alcol è una sostanza psicoattiva che causa dipendenza e interferisce con l’assorbimento dei nutrienti (producendo carenza di vitamine, omega-3, acido folico, zinco, colina, ferro, rame e selenio). In alcuni soggetti, poi, gli enzimi che presiedono alla funzione dell’assorbimento possono essere particolarmente deficitari.
Queste nozioni sono totalmente assenti (almeno per quanto mi riguarda) dai corsi preparto e anche dall’informazione/cultura generale.
Non tutte le donne hanno poi, durante il post partum, un’assistenza o un supporto competente come un’ostetrica a domicilio per i tanti dubbi legati alle prime settimane da neomamme.
Per questo posso dirvi che nella platea delle tante mamme presenti alla conferenza, tante delle quali conosco come mamme attentissime e scrupolose, siamo rimaste sbigottite per prime, confermando pienamente i dati sconfortanti sull’informazione in tema alcol e maternità. Confesso che per prima, pur non bevendo che a piccole dosi e in rare occasioni, mi sono sentita in colpa da come avevo preso con leggerezza le possibili implicazioni e attenzione da avere.
Per questo penso sia importantissimo per tutte noi mamme, far girare il più possibile la corretta informazione: non facendo la solita leva sul sensazionalismo da clic facile (foto di bambino ammalato strappa consensi/indignazione della rete) ma sul valore della condivisione. Solo parlarne, taggare un’amica che ha dei dubbi (è possibile rimandare, oltre al mio post, per approfondimenti ulteriori sul sito Se aspetti un bambino) può fare la differenza.
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